I fatti che hanno coinvolto la tifoseria napoletana, accaduti domenica scorsa, fanno veramente pensare. Non è necessario interessarsi di calcio o essere ultras, perchè sono fatti che coinvolgono un Paese nelle sue maggiori istituzioni e quindi dovrebbero interessare tutti/e.
Anche perchè tutti/e sono toccati da questo modo di pensare "in scatola" che viene propinato di continuo all'opinione pubblica: un modo di pensare in cui non si cercano i presupposti che hanno scatenato una vicenda, non si fanno domande, non si raccolgono le informazioni.
Gli ultimi della scala gerarchica, coloro che hanno il compito di distribuire il pensiero "pre-digerito", sono i media. E' giusto precisare che esistono anche alcuni media consapevoli e onesti, ma la maggioranza non lo è.
Un giorno il mostro da sbattere in prima pagina è il pitbull che azzanna il padrone, il giorno dopo è l' ultrà che devasta e si impadronisce di un treno.
Così come pochi o nessuno cercheranno di capire quanto quel pitbull sia stato maltrattato e affamato prima di esplodere in un atto estremo, a nessuno interesserà sapere come si è svolto esattamente un fatto con marchio "ultras". Entrambi gli argomenti sono circoscritti ad alcune migliaia di persone, non interessano la collettività.
Alla collettività basta dare un colpevole in pasto, e sarà contenta di scagliarcisi contro (almeno nelle idee di certuni).
Ma a ben guardare si può leggere dietro questa vicenda di Napoli una lunga serie di assurdità, come si evince dalle testimonianze scritte o filmate, e in ogni caso si può imparare qualcosa. Perchè l'animalismo, come il mondo ultrà, sono realtà oggi molto circoscritte e isolate dai media, quindi facilmente manipolabili.
Tornando al caso del treno "sequestrato" dai tifosi, succede che dopo anni di divieto al tifo organizzato di seguire il Napoli in trasferta a Roma, arriva la fatidica giornata in cui questo è di nuovo permesso. Sono stati venduti migliaia di biglietti, e qualunque essere pensante può immaginare che la partecipazione alla trasferta sarà grande, ma... TRENITALIA nega un treno speciale. Quindi i tifosi dovranno salire su un normale treno passeggeri, che guarda caso non è sufficiente. Il tutto, secondo le testimonianze sul web, avviene in una calca totale, con la gente che torna dalle vacanze ammassata in un binario vicino a un muro, mentre cerca di raggiungere i suoi posti in mezzo a centinaia di ultras.
Il 31 agosto mattina alla stazione c'è pure il questore Puglisi, ed è piuttosto strano che un questore sia presente in una circostanza simile, evidentemente la tensione è molto alta. Presenziando di persona si assume una grande responsabilità, nel caso qualcosa vada storto non potrebbe addossare le colpe a qualche sottoposto che ha capito male gli ordini. Inoltre viene lasciato solo: il prefetto ad esempio non solo non c'è, ma è addirittura in ferie.
Alcuni ultras parecchio motivati si trasformano in servizio d'ordine al posto della Polizia e distribuiscono, sembra, schiaffi e cazzotti agli stessi tifosi in fila per salire sul treno, anche se la maggioranza ha un regolare biglietto.
Il treno parte con ore di ritardo, e si trasforma quindi in un treno speciale, infatti i passeggeri non tifosi vengono fatti spostare su altri treni. Durante il viaggio le soste sono continue e la gente è pigiata all'inverosimile, all'arrivo a Roma la partita è già al secondo tempo. Ma ad attendere i tifosi alla stazione Termini c'è poca Polizia in maniche di camicia e addirittura senza manganello, come si può vedere dal filmato amatoriale su
http://www.youtube.com/watch?v=jISMOCdM6eA&eurl=http://www.youtubissimo.com/2008/09/ultras-napoli-roma-stazione-termini.html
Ora, forse nelle alte sfere non ci si rende conto del fatto che tantissime persone pensano che al G8 di Genova era presente la stessa gente. Non la maggioranza degli ultras, ma quelle poche centinaia che, con una buona organizzazione alle spalle, sono sempre in grado di sfuggire a ogni controllo piegando ai propri voleri qualsiasi cosa, con il beneplacito delle stesse istituzioni. Istituzioni che da una parte danno punizioni "esemplari" come il nuovo divieto di trasferta al tifo organizzato per i napoletani, dall'altra permettono a un treno partito in quelle condizioni di arrivare anche a destinazione. Un'informazione mediatica corretta si chiederebbe come mai, se è stato veramente sequestrato, non è stato fermato durante il tragitto, magari in mezzo alla campagna. Forse perchè nessuno si è assunto le responsabilità di farlo e anche il ministro Maroni era in ferie? O forse la maggioranza dei tifosi aveva veramente i biglietti e quindi non c'erano motivi per fermarli.
Il conseguente teatrino ha visto "sbattere in prima pagina" il questore di Napoli, l'unico che ha messo la faccia in questa vicenda. Un'informazione mediatica corretta si chiederebbe come mai il questore di Roma non è stato chiamato a rispondere dell'accoglienza così soffice riservata all'arrivo dei tifosi, se erano così pericolosi.
A chi giovi questo stato di cose non è chiaro, forse alla politica occorrono occasioni per poter mostrare i muscoli in pubblico, ma al tempo stesso coccola e protegge la manovalanza utile. E alla manovalanza utile occorre stringere alleanze politiche per poter sopravvivere da intoccabili, facendosi scudo della massa.
La differenza si nota soprattutto quando la politica, e quindi le istituzioni, non hanno nessuno da proteggere: allora succedono cose come i pestaggi e gli inseguimenti avvenuti contro i manifestanti di Vicenza "No Dal Molin", e si permette o addirittura si incita il manganello ad andare giù pesante, anche contro donne e bambini.
Ciliegina sulla torta e termine di questo post pieno di (forse giustificata) inquietudine, il capo della polizia spiega che per i fatti di Napoli “si ipotizzano reati legati alla criminalità organizzata" pertanto le indagini non saranno affidate a una Procura ordinaria, bensì alla DIA.
E chi va a Napoli per eseguire le indagini?
Francesco Gratteri, ovvero mister «le perquisizioni non si fanno con i guanti bianchi», ex direttore del Servizio Centrale Operativo Criminalpol (SCO) condannato a quattro anni e sei mesi di reclusione per i fatti della scuola Diaz a Genova 2001. Il cerchio si chiude?
7 settembre 2008
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