Di Oscar Grazioli
da http://notizie.tiscali.it/socialnews/Grazioli/4609/articoli/Quel-che-volete.html
Una delle maggiori
vergogne del nostro, come di tanti altri paesi europei, è il trasporto
di bestiame vivo. Si tratta di un abominio che l’uomo deve sopportare
perché le lobby dei commercianti di carne sono potentissime e il
trasporto degli animali vivi un business senza misericordia né rispetto.
Cosa volete che gli freghi ai commercianti di carni della sofferenza di bovini, equini, suini, volatili, letteralmente stipati su TIR che viaggiano per decine di ore, senza l’adeguata documentazione e senza il minimo rispetto per le normative esistenti? Nulla, un fico secco. Crepino pure i più deboli, sui camion della morte, arsi dal sole o congelati dal freddo. Si spacchino pure le zampe, i fragili cavalli i cui nitriti di dolore l’autista ignora, “tanto devono andare in macello”. Si provochino ferite devastanti i vitelloni, spingendosi l'un l’altro contro le pareti metalliche del camion e urlino pure di dolore. Chi li sente e chissenefrega? L’importante è contare i soldi di quella mezzena trasformata in filetti, costate, lingue e ossibuchi.
Ci sarebbe in realtà una normativa europea che prevede al massimo quattordici ore di viaggio, seguite da uno stop per fare abbeverare gli animali, oltre a camion con aria condizionata, il divieto di legare le corna a ganci metallici e altre amenità simili. Pochissimi le rispettano, quasi nessuno le applica del tutto.
Il trasporto più vergognoso riguarda forse i cavalli. Le leggi ci sono, le normative anche, ma in Italia vengono da tutto il mondo a imparare la sottile arte di aggirarle. Per viaggi lunghi più di 50 chilometri, si prevede il trasporto in “stalli individuali”. E allora si mette un pannello di gomma tra un cavallo e l’altro (quando va bene). Viaggiano così i cavalli che provengono dai paesi dell’Est e dalla Spagna, ammassati l’uno contro l’altro con gli stinchi scorticati, i garretti sanguinanti subito preda di avidi tafani o con le zampe spaccate e la febbre che li divora nel caldo umido dell’estate spagnola, dove la temperatura dentro il carro bestiame supera i 40° C, dove manca una pausa, dove non c’è l’acqua né il cibo e l’unica liberazione dall’agonia di un viaggio che non finisce mai è l’odore della polvere da sparo, il rumore secco della pistola, la morte trovata talvolta in un sudicio garage che qualcuno vuole sia un mattatoio clandestino.
Proprio giovedì scorso agenti della polizia provinciale di Padova, dopo un corso di formazione, si sono messi sulla strada per alcune verifiche del loro apprendimento. Poche ore e a Curtarolo è stato fermato un camion, proveniente dalla Repubblica Ceca, ma italiano, che trasportava 40 bovini. In seguito alle verifiche sono state scoperte gravi irregolarità che hanno costretto gli agenti a bloccare il camion, a condurlo in un posto di controllo, cioè in una stalla di sosta, in cui sono stati fatti scendere e rifocillati gli animali e in cui sono state contestate le violazioni agli autisti. Pene previste? Circa 8000 euro (per entrambi gli autisti) che, con condizionali, sconti, 3x2 e promozioni varie, sono certo si ridurranno a un migliaio di euro ciascuno. Sapete quanto gliene può fregare a venditori e importatori di migliaia d’animali di 2000 euro? Esattamente quanto a me di avere perso per strada dieci centesimi.
L’Italia è il paese con i più alto consumo di carne equina d’Europa e i consumatori s’illudono di mangiare la carne “fresca” di cavalli locali, spesso ignorando l’agonia di quelle carni martoriate negli infiniti viaggi della morte. Non sarebbe ora di finirla?
05 ottobre 2012
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