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Gli animali che per primi sono entrati nella mia vita sono stati due piccoli cagnolini, che mendicavano insieme al padrone davanti alla chiesa del quartiere.
Lui aveva legato al collare di ognuno un bicchierino di plastica dove si mettevano le monetine, e loro due stavano seduti buoni al lato della porta d'entrata, aspettando l'elemosina delle persone e guardandole negli occhi.
Qualche anno piu' tardi è arrivato dal nulla un cagnolino, che si è materializzato nel giardino condominiale della mia casa, e ha deciso di passarci un po' di giorni. Mi aspettava ogni mattina per giocare, e anche per qualche pezzettino di cibo, ma così come è arrivato un giorno se n'è andato.
Poi è arrivato un coniglietto grigio, che saliva sul letto per darmi il buongiorno la mattina e spargeva innumerevoli palline marroni dappertutto. Poco dopo anche il cane Calì, che si divertiva a girellare nella stazione di Bologna.
E poi gatti, merli, storni, ricci, pettirossi, farfalle, hanno condiviso a tratti la mia vita. Ho cercato di accudirli e proteggerli, non sempre ce l'ho fatta, spesso mi sono sentita in colpa per questo.
In tutto questo andare e venire di animali ho percepito un linguaggio che supera la differenza delle specie ed è capito da qualunque forma di vita. Il linguaggio dell'accudimento e della tenerezza, che svilupperei meglio in questo momento se il pappagallo non cercasse di strapparmi i capelli.
Un linguaggio che sa di pace e di armonia ma...ricordo che una sera passeggiavo con un ragazzo, e un bel gatto ci arrivò incontro.
Io lo chiamai vicino per accarezzarlo, e anche lui fece finta di chiamarlo in modo amichevole, ma appena lo ebbe vicino gli tirò un calcio in piena pancia e il gatto volò in aria per diversi metri.
Feci finta di niente, meditando la vendetta.
Al primo momento di intimità gli presi con una mano le palle e gliele strizzai come un mocio vileda mentre l'altra mano era impegnata a schiacciargli il pomo d'adamo.
Non era molto piu' grosso di me e alla fine era solo un pezzo di merda.
Come ce ne sono tanti, omini sfigati che non possiedono alcun coraggio, alcuna possibilità di farsi valere nella vita e fanno pagare agli animali le loro mancanze.
Mezzi uomini, mezze tacche, che non saprebbero nemmeno da che parte incominciare a difendersi se non avessero alle spalle sorte di "fratellanze" composte da gente uguale a loro.
Non so se quello è stato il momento in cui mi sono incazzata, o se è stato quando ho capito quanto fruttano i traffici di animali, o quando ho visto lo schifo che accade al circo, o quando ho visto il gatto ucciso con l'amaro, o il cane asfissiato col nastro adesivo, o quello tenuto fermo al chiuso per anni. So solo che lo stesso odio, la stessa cattiveria, si è impossessata di me come uno spirito vendicativo, so solo che sono Manuskapan e sono pronta a combattere per sempre.
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11 ottobre 2011
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