Ambrosia e Alberto Magno, che all'epoca non avevano ancora un nome, si sono fatti notare da un intero condominio quando sono sbucati piccoli e arzilli tra le automobili parcheggiate nel cortile, durante il mese di novembre. Il clima ancora caldo ha permesso loro di sopravvivere abbastanza agevolmente, tra gli atti gentili di chi ha offerto un po' di cibo e di chi è stato attento a spostarli dalla carreggiata prima di passare con l'auto.
Il freddo è arrivato all'improvviso, tagliente e avaro del loro cibo. E col freddo l'interrogativo che spesso coglie davanti ai selvatici : è giusto, "naturale", immischiarsi nei loro cicli vitali e intervenire ad aiutarli?
Tutti gli esperti in materia sono concordi nell'affermare che un riccio di poco peso non ha possibilità di sopravvivere all' inverno: non potendo cadere in letargo a causa della fame è costretto a uscire dalla tana, ma all'esterno non c'è cibo per lunghi mesi, e lentamente perde peso fino allo stremo. Non deve trarre in inganno la velocità e l'apparente buono stato di un riccio: usa mostrarsi "in gamba" fino all'ultimo per non far notare la propria debolezza al predatore.
Alberto Magno - chiamato così per la voracità con cui si avventa e assapora rumorosamente il cibo - è il primo ad essere recuperato, in un fredda e piovosa serata, mentre percorre ossessivamente tre metri di cemento avanti e indietro.
Pochi giorni dopo viene recuperato anche il secondo, mentre zampetta nella brina, e chiamato Ambrogio in onore della festività in corso.
Entrambi vengono ricoverati al caldo di una casa, in una gabbia di 1 metro per 80 centimetri sopraelevata dal pavimento, foderata per una metà da uno strato di fieno per roditori (in supermercati e ipermercati) e pezze di lana ricavate da un vecchio cappotto. Alla base di tutto fogli di quotidiani da cambiare ogni giorno, insieme alle parti di fieno sporche o bagnate.
Come cibo (messo alla sera verso le 19 e aggiunto ancora prima di andare a dormire) un bel piattino colmo di cibo umido per gatti, a volte qualche pezzo di mela, carota, noce, e croccantini sempre per gatti. Quindi un piattino con l'acqua da cambiare ogni giorno. Entrambi i piattini nella metà di gabbia lasciata libera da fieno e pezze di lana, ma con i giornali come base.
Mentre Alberto Magno cresce senza problemi, Ambrogio rimane fermo nel suo peso, passando le giornate a emettere piccoli starnuti. Viene curato per qualche giorno con piccole dosi di Baytril e Flubason, ma non migliora. Finalmente salta fuori il nominativo di un veterinario pazzo per i ricci, il Dr. Gerard, che con un iniezione per uno di anti-parassitario li rimette in sesto, e finalmente Ambrogio incomincia ad aumentare di peso. Oggi veleggia sui 350 grammi mentre il fratello è già praticamente il doppio, ma almeno c'è stato un buon miglioramento, oltre alla scoperta che non di maschio si tratta ma di femminuccia, da qui il cambiamento di nome in Ambrosia.
La prossima primavera saranno liberi e si dimenticheranno di aver trascorso l'inverno in una casa, i rischi saranno molti ma avranno una scorta di forza che li aiuterà a reimparare a cacciare e mantenersi da soli.
8 gennaio 2009
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