Di Laura Fois
Il 2011 è stato un altro annus horribilis per le donne, ma anche per gli animali. Ecco come il web ce lo ha raccontato e come l’abbiamo utilizzato come fonte di mobilitazione intelligente.
Femminicidi e sfruttamenti a danni di bestiole non sono mai stati al centro dell’attenzione e denunciati con tanto scrupolo e indignazione come ora. Sarà che finalmente abbiamo deciso di sfruttare Internet come mezzo di riflessione partecipativa attiva, soprattutto quando un sostegno da parte delle istituzioni viene a mancare. O sarà che si è arrivati a un punto di non ritorno di fronte alle violenze che ogni giorno si ripetono e di cui veniamo a conoscenza. Grazie alla rete oggi più che mai ci siamo accorti, grazie alle informazioni e alle foto che condividiamo e per cui ci scagliamo con istinto protettore e rabbioso, che il dolore per Stefania Noce e per i cani di Green Hill, ci ha preso tutti. E ci riguarda. Come società civile.
“Lo sfruttamento di animali”, come ha ben riportato il
Sole24ore (
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Attualita%20ed%20Esteri/Attualita/2007/05/rapporto-zoomafia.shtml?uuid=7008b056-0ea8-11dc-b7de-00000e251029&DocRulesView=Libero) “rende alle organizzazioni criminali circa 3 miliardi di euro l’anno”. Stila poi un elenco di reati, “dai classici della zoomafia, come i combattimenti tra animali o le corse clandestine, a forme di maltrattamento come il commercio e l’importazione di animali, il racket dell’accattonaggio, la gestione di canili, la vendita di animali imbalsamati e gli allevamenti abusivi”.
A ottobre di quest’anno, aveva suscitato perplessità e impotenza una ricerca fatta dalla
Casa delle donne di Bologna (
http://www.casadonne.it/cms/), secondo cui nei primi nove mesi del 2011 ogni tre giorni è morta una donna. Nella maggioranza dei casi, per mano di conoscenti.
Perché riporto insieme violenze ai danni di donne e animali? Il titolo di questo pezzo può forse amareggiare qualcuno, ma è sprezzante, sarcastico e veritiero. Le donne sono state da sempre trattate come animali, e gli animali come bestie da macello. Da squarciare, su cui sperimentare e iniettare di tutto. Ed entrambi sono state le vittime del 2011. Mai come quest’anno hanno avuto spazio nei nostri pensieri perché sono balzati nelle cronache dei Tg e dei social network. E grazie agli strumenti del web, soprattutto, si è potuto parlare e protestare contro queste forme di oppressione. A volta è bastato un link, condiviso in più pagine tra amici e sconosciuti.
È così che tante menti, raccogliendo varie informazioni, si sono incontrate e sono partite dalla rete, per organizzarsi in cortei, gruppi di riflessione e azione. È stato l’anno, quindi, delle grandi manifestazioni organizzate dal comitato
“Se non ora quando?” (
http://www.senonoraquando.eu/), del dibattito intorno al termine
“femminicidio” (http://www.francoangeli.it/Ricerca/Scheda_libro.aspx?ID=16034), delle donne in sciopero della fame contro Equitalia, del gruppo “Feminas de su populu sardu” e di tutte quelle mobilitazioni e petizioni firmate per dire basta gli accanimenti contro gli animali. Siamo riusciti a dare un senso alla nostra impotenza, ma anche alla nostra intelligenza: l’indignazione, una volta esplosa dentro ciascuno, si è trasformata in progetti e incontri nella realtà.
È proprio il caso di dirlo: grazie alla rete stiamo diventando degli attenti e premurosi cani da guardia. Pronti a ringhiare e a difendere le nostre libertà, i nostri diritti, la nostra dignità. Restiamo umani, ci ha insegnato qualcuno. E restiamo informati, frugando bene però, tra tanta spazzatura digitale.
Laura Fois
Pubblicato da L'Universale
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