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21 febbraio 2010

CUCCIOLI DI CINGHIALE UCCISI A BADILATE CON L'AIUTO DEL PRETE

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"... Immaginate, una bella serata di luglio in Liguria, una deliziosa cena sotto le stelle, nel campetto attiguo alla Chiesa parrocchiale, il profumo penetrante di fiori notturni estivi, una calda atmosfera di simpatia e benessere da ricordare negli anni. Meritata soddisfazione per il proprio impegno e per la comunità allegra e operosa che con noi lo condivide.

Ma ecco che dei rumori distraggono qualcuno dei commensali dalle chiacchiere e dagli scherzi, qualcosa si muove sotto la siepe in fondo al campo, vanno a vedere ed ecco che gli allegri compaesani di pochi istanti prima, si trasformano in creature selvagge e massacrano a badilate due cuccioli di cinghiale che si erano incautamente avvicinati.

Come per il dottor Jekyll e mister Hyde, le due anime che albergano in noi, si esprimono e si scontrano: quella colta, civile e sensibile e quella rozza, volgare e crudele, ed è la seconda a prevalere, almeno per sei dei partecipanti alla cena, “casualmente” proprio dei maturi (non in senso psicologico, ma nel senso che di età matura) cacciatori.
Ci sarebbe da interrogarsi sul perché, solo loro, si sono fatti trascinare da simili istinti perniciosi.

Cosa li ha spinti a compiere un tale gesto brutale e sanguinario: erano alla fame? Uccidere quei cinghialini significava fare la differenza tra la morte per inedia e la vita? I due cuccioli costituivano un urgente pericolo per la comunità? Nulla di tutto questo: è stato un gesto di pura, gratuita e banale violenza, priva di alcuna motivazione e giustificazione.

Nel frattempo il parroco che presiedeva all’allegro convivio cosa fa: cerca disperatamente e come può, di far tornare la calma e la pace negli animi inferociti di quei suoi parrocchiani devianti?
Ma niente affatto! Egli dimentico delle motivazioni, certamente edificanti della cena estiva all’aperto, ma anche del suo ruolo e dello scopo della sua missione … partecipa alla battuta di caccia, e si adopera affinché ai due cuccioli in pigiamino a righe, già pronti per la nanna accanto alla mamma, non sia lasciato scampo. Forse non ha preso a badilate i due animali, ma certo ha permesso che accadesse, ne ha impedita la fuga, ed anche i suoi abiti e le sue mani si sono sporcati degli schizzi di sangue e materia cerebrale, provenienti dai due poveri corpicini dilaniati.

Umanamente è comprensibile che anche il parroco, essendo un essere umano, sia soggetto alle umane debolezze e perversioni, ma così come gli è imposto un rigido autocontrollo sulle pulsioni sessuali, un altrettanto rigido autocontrollo sugli istinti di ferocia nei confronti degli animali si dovrebbe pretendere! Non si può imporre l’amore e la compassione per gli animali, ma che almeno non s’incrudelisca sadicamente verso di loro è il minimo! Si parla di esigenze minime per una società che dice di ispirarsi al buon senso, nel darsi delle regole per la civile convivenza!
Cos’ha trasformato un pastore di anime, colui che dovrebbe guidare le sue pecorelle verso approdi di bontà, pietà, perdono e condivisione, in un battitore degno della caccia alla tigre di salgariana memoria? Il cavernicolo si è riaffacciato in lui come in alcuni degli altri partecipanti alla cena, non in tutti per fortuna, e quest’ultimo particolare m’incuriosisce: cos’hanno fatto gli altri, si sono limitati a ridere delle prodezze simil-venatorie del parroco e dei “valorosi e impavidi guerrieri” armati di badile, o qualcuno ha cercato d’intervenire, denunciando la brutalità spaventosa del vero e proprio linciaggio delle due innocenti e indifese creature?
Spero proprio che non ci fossero bambini presenti, sai che bell’esempio da parte di genitori e guida spirituale!

Infine un’ultima considerazione, l’animalista che scompostamente è intervenuto durante una protesta sul sagrato della chiesa, per ogni altro verso corretta e pacifica, è stato giustamente condannato per aver interrotto la funzione religiosa, due mesi di prigione e il pagamento di una multa non indifferente per aver solo parlato a vanvera. Ma i protagonisti dello scellerato scempio e il complice o i complici, quando (e se) saranno condannati per l’assurda e immonda esecuzione di due bestiole che tiravano a campare, senza arrecare disturbo a nessuno al mondo?
Questi soggetti sub-umani sarebbero da condannare in modo esemplare, non solo per questo ma anche per il pessimo esempio di sensibilità, carità e bontà d’animo e assoluta incapacità di autocontrollo, con un comportamento degno più da Homo deficiens deficiens che da Homo sapiens sapiens!

A mio modesto parere dovrebbero essere condannati oltre che alle pene previste dalla legge, a prestare servizio gratuito e per un lungo periodo, presso le strutture di ricovero degli animali,
sia domestici, sia selvatici, vittime dell’ istinto di belluina ferocia di alcuni umanoidi.
Rammento, per inciso, che l’introduzione di specie esogene sul nostro territorio (e il cinghiale ungherese è una di queste) e della loro esponenziale proliferazione in assenza dei competitori naturali, è da imputare esclusivamente ai cacciatori e alla loro bramosia di prede sempre più grosse e imponenti. Il cinghiale presente originariamente in Italia era molto più piccolo, e meno prolifico di questi. Chi l’ha introdotto per il proprio discutibilissimo “divertimento” sanguinario e brutale dovrebbe pagarne gli eventuali danni.

Spero proprio che la giustizia italiana riesca almeno questa volta a non essere forte con i deboli e debole con i forti e difenda se non quei poveri animali massacrati ingiustamente e in modo barbaro e incivile, indegno di esseri umani evoluti, almeno le ottime ragioni di chi vuole vedere confermata la legittimità della nostra legge che vieta gli atti crudeli anche verso gli animali.
Saluti Caterina. "

- Da L.A.C. Milano (Lega Abolizione Caccia) -




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