28 settembre 2008

RISULTATI CONCRETI : A.I.P. ATTACCA L'INDUSTRIA DELLA PELLICCIA


Per fortuna nel mondo animalista c'è una parte molto attiva, che con attività concrete sopperisce alle tante parole vuote, conferenze e "giornate di studio" delle istituzioni.

A parlare sono i risultati ottenuti visibili su http://www.campagnaaip.net :



Campagne come AIP spesso impiegano molto tempo ad arrivare all'obiettivo prestabilito, l'importante è non farsi prendere dalla disillusione e perseverare, a volte proprio quando si è quasi stufi di non veder cambiare le cose, arriva una lettera, e-mail o telefonata dell'azienda oggetta da boicottaggio, con una dichiarazione in cui annuncia di cessare la vendita di capi con inserti in pelliccia. Vedere i risultati del proprio impegno dà ancora più forza a continuare a lottare per gli animali.

QUI SOTTO L'ELENCO IN ORDINE CRONOLOGICO DELLE VITTORIE DELLA CAMPAGNA AIP:

ZARA
Nel settembre del 2005 la multinazionale dell'abbigliamento Inditex, proprietaria anche del noto marchio Zara, ha cessato di produrre e vendere inserti di pelliccia in 2.200 negozi nel mondo pochi giorni prima di una giornata internazionale d'azione che abbiamo contribuito ad organizzare.

LA RINASCENTE
L'11 maggio 2007, dopo tre anni di proteste continue davanti ai suoi negozi in tutta Italia, La Rinascente ha deciso di chiudere i suoi reparti pellicceria di Milano e Roma e di cessare la produzione e vendita di inserti con animali che non provengano dall'industria alimentare. Dal 31 gennaio 2009 (fine saldi autunno/inverno 2008), cesseranno la vendita anche degli inserti di pelliccia di sottoprodotto dell' industria carnea.
Clicca qui* per leggere la dichiarazione di La Rinascente.

UPIM
Obbiettivo parallelo della campagna contro La Rinascente, il 18 luglio 2007 Upim ha dichiarato che a partire dalle prossime collezioni autunno-inverno 2007 useranno solo ed esclusivamente giubbotti con inserti in pelliccia sintetici.
Clicca qui* per leggere la dichiarazione di Upim.

GUESS
Anche AIP ha preso parte alla campagna internazionale contro il marchio Guess, organizzando proteste in diverse città e anche davanti agli uffici generali europei dell'azienda. Nel luglio 2007 Guess ha dichiarato che a partire dall'aprile 2008 le loro collezioni saranno completamente fur-free.

COIN
Il Gruppo Coin ha deciso di adottare una politica fur-free per tutti i suoi marchi. Ricordiamo che Gruppo Coin possiede più del 4% del mercato italiano dell’abbigliamento ed è leader nel settore.

OVIESSE
sarà completamente fur-free a partire dalla stagione autunno-inverno 2008/09.
Inizialmente i dirigenti del Gruppo Coin pensavano di continuare la vendita di pellicce provenienti dalla cosiddetta “catena alimentare” (prevalentemente il coniglio), ma sono stati convinti a togliere anche queste da tutti i 350 punti vendita OVIESSE in Italia.
Questo è un grande risultato, perché OVIESSE detiene una grande quota del settore italiano e con il restyling dell’azienda sta conquistando sempre più mercato proponendosi a un pubblico più giovane.

COIN e Yo-VI per i prodotti a loro marchio non utilizzeranno più pelo animale a partire dalla stagione autunno-inverno 09/10, anno in cui venderanno solamente eventuali rimanenze.
Per i prodotti di marchi esterni acquisteranno prodotti con inserti solo fino alla stagione 09/10, vendendo in quella successiva solamente le rimanenze.
Clicca qui* per leggere la dichiarazione del gruppo Coin.

STEFANEL
Di fronte al lancio di una campagna internazionale da parte di AIP il 29 aprile 2008 il gruppo Stefanel ha sottoscritto una politica fur-free con la quale si impegna a partire dalla stagione Autunno/Inverno 2011 a non utilizzare più alcun pelo animale in tutti i marchi del Gruppo: Stefanel, Interfashion e Hallhuber.
Stefanel ha 650 negozi nel mondo, mentre Hallhuber circa 100 negozi in Germania e Austria.
Clicca qui* per leggere la dichiarazione del Gruppo Stefanel.

CARREFOUR
Il Gruppo Carrefour Italia ha deciso di adottare una politica pienamente fur-free e ce lo ha comunicato ufficialmente con una lettera e in un incontro avuto con alcuni rappresentanti dell'azienda. Carrefour aveva già deciso da tempo di togliere inserti di pelliccia dai propri assortimenti, senza però considerare tali quelli di pelo di coniglio. Dopo essere stato contattati da Campagna AIP e avere anche visionato video e dossier sull'industria della pelliccia di coniglio Carrefour ha deciso di diventare pienamente fur-free ed eliminare anche questi ultimi inserti dai propri negozi.
Clicca qui* per leggere la dichiarazione di Carrefour Italia.

PAM
Gli ipermercati italiani stanno finalmente facendo delle scelte e le rendono pubbliche, decidendo di non avere più inserti di pelliccia all'interno dei loro punti vendita.
Anche il Gruppo PAM, proprietario di 46 ipermercati su tutto il territorio nazionale, ha comunicato ad AIP questa scelta. Gli ipermercati del Gruppo Pam sono: 20 a insegna "Pam Superstore", 4 "Superal Superstore" e 22 "Panorama".
Clicca qui* per leggere la dichiarazione del gruppo PAM.


* Questa dichiarazione non vuole essere nient'altro che la comunicazione di un dato di fatto.
Sappiamo bene che spesso per le aziende della moda diventare 'fur-free' è più una strategia economica, accompagnata dalla volontà di far cessare le proteste e le pressioni contro di loro, che non una decisione dettata dalla coscienza.
Eppure per la Campagna AIP, per gli animali rinchiusi negli allevamenti da pellicce, questo è un risultato ottenuto. Comunque non intendiamo fare alcuna pubblicità ne incrementare le vendite ad aziende di questo tipo, basate sul consumo, fondate sul profitto. Aziende che pur avendo fatto un passo che salva degli animali appartengono ancora alla realtà specista che stiamo combattendo per cambiare.



13 settembre 2008

CANILI LAGER, FABBRICHE DI CANI RANDAGI

Anche se sono lontane dagli occhi dei "cittadini", esistono vere e proprie fabbriche di cani randagi, che vanno a rifornire di carne sempre fresca i canili lager, generalmente imboscati nelle montagne e nelle campagne sperdute d'Italia.
Fabbriche di miseria e di sofferenza atroce che prosperano al centro/sud come al nord; coinvolti migliaia di nuovi cuccioli che ogni anno diventano randagi. Senza colpe, se non quella di essere nati. Fabbriche con fonti di guadagno sicure, per molti criminali che fanno affari con le istituzioni: con una mano prendono dai Comuni i soldi per l’accalappiamento, il mantenimento e lo smaltimento degli animali; con l’altra sono generosi con veterinari, direttori sanitari e Asl compiacenti che certificano la REGOLARITA' di questi luoghi.

E’ ovvio che l’interesse di tutta questa bella gente è che il numero dei randagi aumenti sempre di più, in modo da incrementare il business. Perchè questo avvenga basta non fare sterilizzazioni tra i randagi esistenti, e presto il loro numero è decuplicato.

Gli animali, non ricevendo cibo nè cure si ammalano presto, e dopo aver fruttato per il "mantenimento" fruttano anche da morti per lo smaltimento. Quando la “merce” scarseggia, ovvero non si trovano randagi veri e il guadagno è fermo, la soluzione per riempire le gabbie dei lager è rubare gli animali di proprietà.
Il traffico di cani probabilmente sta in uno dei gradini più bassi della malavita organizzata, ma le sue grinfie arrivano molto in alto perchè, oltre a rendere in maniera sicura, gli animali non possono testimoniare in un processo quindi la scarsità di rischio giuridico è evidente.

Qualunque essere senza né arte ne parte, ma con le parentele/amicizie giuste può prendere un terreno, mettere un po’ di gabbie e recinti, e farlo diventare un posto degli orrori, regolarmente sovvenzionato e protetto tramite connivenze con i potenti della zona.
Eppure questi buchi infernali, a volte irraggiungibili, sono posti di cui nella zona si sa tutto. E si tace per paura.


Ma se qualcuno trova il coraggio di denunciare, a mettere a posto le cose ci sono sempre i medici veterinari o i direttori sanitari figli di pinocchio, che nelle ispezioni della Guardia forestale o dei Nas dichiarano "sono entrati che erano già così"per i cani in cattive condizioni; "qui vivono molto bene" anche se stanno in 300 a sbranarsi in una gabbia; "sono morti perché erano malati o aggressivi" quando migliaia di carcasse affiorano dal terreno.
Tra i controllori alcuni non ci credono, e lottano fino in fondo perché questi orrori abbiano una fine. Ma anche tra di loro purtroppo c’è chi crede alle bugie, nonostante lavori come agente di pubblica sicurezza o giudice. Pensano che all’infuori di un piccolo paese, in fondo nessuno lo verrà mai a sapere.

10 settembre 2008

CANILE DI CICEREALE - COM'E' ANDATA A FINIRE?

E' vero, il mondo animalista è sommerso dall'orrore e dalla violenza, ma questo blog è solo un piccolo riflesso nello specchio. La realtà è davvero molto peggio.
Quando si parla di peggioramento delle condizioni animali è facile che il pensiero vada al coccolatissimo gatto di casa sdraiato sul cuscino, e si nega che stia avvenendo.
Oltre a quello che si può vedere fuori di casa propria o aprendo mail di volontari disperati da tutta Italia, esistono ricerche e dati che misurano l'aumento enorme dei randagi in Italia, da quando la soppressione nei canili è sparita per legge. E dati che misurano l'aumento degli stabilimenti per la vivisezione, nonostante le nuove leggi per l'obiezione di coscienza sulla sperimentazione animale, nelle università. La situazione non sembra così rosea.
E' duro leggere il resoconto scritto di un video girato in un canile lager, perchè è un pugno nello stomaco, ma è meglio sapere che le 15,000 firme raccolte da volonterosi in seguito a questo sono probabilmente finite come coriandoli di carnevale, e nulla sembrerebbe cambiato.
Nel web è raccontato con precisione cos'è questo canile, come viene gestito da padre e figlio ormai da molti anni, pochi dei quali con regolare licenza. Ci sono denunce arrivate da più parti, molte convenzioni coi comuni del salernitano (ora forse anche del napoletano) per accalappiare, mettere in stallo in canile, e smaltire le carcasse di un grosso numero di randagi.
Dopo i reclami sui cani di proprietà spariti ed sull'eccessivo tasso di mortalità nella struttura avvengono delle ispezioni, in cui vengono trovati fuori posto solo l'inceneritore, e l'impianto di eliminazione delle acque.
Nell'ultimo verbale redatto dai NAS sul canile, visibile in rete, sembra che tutto vada bene, anche se vengono presi "a campione" solo 15 cani per il controllo del microchip. Ma anche volendo essere molto ottimisti, non è possibile scrivere su un verbale d'ispezione che sono presenti 1670 cani e contemporaneamente annotare 3 lavoratori per tutta la struttura senza farsi qualche domanda. Non occorre essere un volontario animalista per rendersi conto che controllare, pulire, curare quotidianamente 500 cani a testa è impossibile, a meno di non avere caratteristiche sovrumane.
Dopo l'enorme polverone alzatosi anni fa è stata chiesta un'interrogazione parlamentare, dopodichè è calato nuovamente il buio; oggi si chiedono ancora notizie sulla vicenda, forse le risposte dovrebbe fornirle la commissione permanente di ispezione creata "ad hoc" dall'Assessorato alla sanità.

Da "Il Corriere del Mezzogiorno"
CICERALE (SA) -Nell'angolo di un box di cemento una cagna nera avvicina a sè il suo cucciolo e lo lecca. Il cucciolo è morto e la cagna lo sà. Continua a tenerlo stretto tra le zampe e il petto mentre con il muso ne prende un altro. Anche l'altro è un cucciolo. E' bianco ed è morto. La cagna lecca anche lui. Sette minuti e 25 secondi per raccontare la morte. Un video choc girato tra i recinti del canile Oasi San Leo di Cicerale. La telecamera indaga all'impazzata tra gli oltre due ettari di terreno destinati ad ospitare la struttura tanto attaccata dagli animalisti. "Il lager" come lo definiscono le associazioni zoofile, è sotto il tiro di un occhio gigante che riprende e memorizza e non riesce a cancellare. Decine di cani racchiusi in un unico grande recinto. Saltano, abbaiano, piangono.Così si apre il filmato. Il reportage è intitolato "Canile di Cicerale. Il canile della morte". La telecamera arriva lì dove gli animalisti dicono che il gestore della struttura, Mauro Cafasso, "vieta a chiunque di entrare". I box sono pieni di fango ed escrementi. A terra carcasse di animali morti. Nei secchi di abbeveraggio acqua putrida. Un meticcio nero di grossa taglia non riesce ad entrare nella sua cuccia. Il suo corpo è lacerato da piaghe. Le sue orecchie sono diventate nido per le zecche. Altra cuccia. Altra ripresa. Altro meticcio. Sempre di taglia grande ma nero e bianco. Lui giace lì sulla soglia della sua cuccia. La faccia rivolta all'esterno e la pancia gonfia. E' morto tra il fango e la poltiglia del terreno. Dalla cuccia spunta la testa di un secondo cane. Guarda fuori e torna dentro. L'obiettivo non entra nella cuccia.Procede fuori. Aldilà dei recinti. Entra in un altro box. Ciotole vuote e escrementi sul pavimento di cemento. Cani, grandi e piccoli, ammassati in un angolo. A pochi centimenti un cucciolo marroncino affonda il muso nel corpo senza vita di un altro cucciolo bianco e nero. Come se stesse scavando. La telecamera zooma. Il cucciolo bianco e nero ha il ventre pieno di sangue. Dopo il lauto pasto l'altro cucciolo si allontana.Il reportage continua. Straziante. Continua nel box di un pitbull bianco completamente rinsecchito che cerca di mettere il muso fuori dalle sbarre. Continua nel box di un meticcio marrone che affonda la testa in una ciotola vuota. Continua tra l'abbaiare e il mugolio degli animali. Poi l'occhio elettronico scruta un furgoncino celeste parcheggiato oltre un recinto. Un fermo immagine sul logo che contraddistingue il canile di Cicerale. E si spegne. Ancora una volta tra decine di cani rinchiusi in un unico box. Come se qualcuno si fosse accorto di un occhio indiscreto. Un cane bianco guarda fisso nell'obiettivo. E' l'ultima immagine dei sette minuti e venticinque secondi che raccontano la morte."

2006 - Ispezione regionale, ieri mattina, al canile di Cicerale. L'inceneritore è privo di numerazione autorizzata dal Servizio di Ecologia Regionale: il capo del servizio veterinario regionale, Paolo Sarnelli, ne impone la chiusura. Contravvenzione per il titolare, Mauro Cafasso, che così si difende: "La richiesta è stata inviata. Sono in attesa di risposta".
Intanto l'Assessore Regionale alla Sanità, Angelo Montemarano, che due mesi fa ha istituito una commissione permanente di ispezione ad hoc con personale rotante, ribadisce l'intenzione di fare chiarezza. "Continueremo a fare controlli a tappeto - sottolinea l'assessore la cui e-mail è intasata dalla petizione on line - in modo da verificare il reale stato di salute degli animali ospitati". Dal verbale redatto ieri, la struttura apparirebbe idonea ad ospitare i 1674 cani attualmente ricoverati. Non sembrerebbero violate le norme igienico-sanitarie, ma l'assessore rimane fermo nel chiedere "una ispezione non più a campione ma cane per cane".

7 settembre 2008

Ultras e pitbull

I fatti che hanno coinvolto la tifoseria napoletana, accaduti domenica scorsa, fanno veramente pensare. Non è necessario interessarsi di calcio o essere ultras, perchè sono fatti che coinvolgono un Paese nelle sue maggiori istituzioni e quindi dovrebbero interessare tutti/e.
Anche perchè tutti/e sono toccati da questo modo di pensare "in scatola" che viene propinato di continuo all'opinione pubblica: un modo di pensare in cui non si cercano i presupposti che hanno scatenato una vicenda, non si fanno domande, non si raccolgono le informazioni.
Gli ultimi della scala gerarchica, coloro che hanno il compito di distribuire il pensiero "pre-digerito", sono i media. E' giusto precisare che esistono anche alcuni media consapevoli e onesti, ma la maggioranza non lo è.

Un giorno il mostro da sbattere in prima pagina è il pitbull che azzanna il padrone, il giorno dopo è l' ultrà che devasta e si impadronisce di un treno.
Così come pochi o nessuno cercheranno di capire quanto quel pitbull sia stato maltrattato e affamato prima di esplodere in un atto estremo, a nessuno interesserà sapere come si è svolto esattamente un fatto con marchio "ultras". Entrambi gli argomenti sono circoscritti ad alcune migliaia di persone, non interessano la collettività.
Alla collettività basta dare un colpevole in pasto, e sarà contenta di scagliarcisi contro (almeno nelle idee di certuni).

Ma a ben guardare si può leggere dietro questa vicenda di Napoli una lunga serie di assurdità, come si evince dalle testimonianze scritte o filmate, e in ogni caso si può imparare qualcosa. Perchè l'animalismo, come il mondo ultrà, sono realtà oggi molto circoscritte e isolate dai media, quindi facilmente manipolabili.
Tornando al caso del treno "sequestrato" dai tifosi, succede che dopo anni di divieto al tifo organizzato di seguire il Napoli in trasferta a Roma, arriva la fatidica giornata in cui questo è di nuovo permesso. Sono stati venduti migliaia di biglietti, e qualunque essere pensante può immaginare che la partecipazione alla trasferta sarà grande, ma... TRENITALIA nega un treno speciale. Quindi i tifosi dovranno salire su un normale treno passeggeri, che guarda caso non è sufficiente. Il tutto, secondo le testimonianze sul web, avviene in una calca totale, con la gente che torna dalle vacanze ammassata in un binario vicino a un muro, mentre cerca di raggiungere i suoi posti in mezzo a centinaia di ultras.

Il 31 agosto mattina alla stazione c'è pure il questore Puglisi, ed è piuttosto strano che un questore sia presente in una circostanza simile, evidentemente la tensione è molto alta. Presenziando di persona si assume una grande responsabilità, nel caso qualcosa vada storto non potrebbe addossare le colpe a qualche sottoposto che ha capito male gli ordini. Inoltre viene lasciato solo: il prefetto ad esempio non solo non c'è, ma è addirittura in ferie.

Alcuni ultras parecchio motivati si trasformano in servizio d'ordine al posto della Polizia e distribuiscono, sembra, schiaffi e cazzotti agli stessi tifosi in fila per salire sul treno, anche se la maggioranza ha un regolare biglietto.
Il treno parte con ore di ritardo, e si trasforma quindi in un treno speciale, infatti i passeggeri non tifosi vengono fatti spostare su altri treni. Durante il viaggio le soste sono continue e la gente è pigiata all'inverosimile, all'arrivo a Roma la partita è già al secondo tempo. Ma ad attendere i tifosi alla stazione Termini c'è poca Polizia in maniche di camicia e addirittura senza manganello, come si può vedere dal filmato amatoriale su
http://www.youtube.com/watch?v=jISMOCdM6eA&eurl=http://www.youtubissimo.com/2008/09/ultras-napoli-roma-stazione-termini.html

Ora, forse nelle alte sfere non ci si rende conto del fatto che tantissime persone pensano che al G8 di Genova era presente la stessa gente. Non la maggioranza degli ultras, ma quelle poche centinaia che, con una buona organizzazione alle spalle, sono sempre in grado di sfuggire a ogni controllo piegando ai propri voleri qualsiasi cosa, con il beneplacito delle stesse istituzioni. Istituzioni che da una parte danno punizioni "esemplari" come il nuovo divieto di trasferta al tifo organizzato per i napoletani, dall'altra permettono a un treno partito in quelle condizioni di arrivare anche a destinazione. Un'informazione mediatica corretta si chiederebbe come mai, se è stato veramente sequestrato, non è stato fermato durante il tragitto, magari in mezzo alla campagna. Forse perchè nessuno si è assunto le responsabilità di farlo e anche il ministro Maroni era in ferie? O forse la maggioranza dei tifosi aveva veramente i biglietti e quindi non c'erano motivi per fermarli.
Il conseguente teatrino ha visto "sbattere in prima pagina" il questore di Napoli, l'unico che ha messo la faccia in questa vicenda. Un'informazione mediatica corretta si chiederebbe come mai il questore di Roma non è stato chiamato a rispondere dell'accoglienza così soffice riservata all'arrivo dei tifosi, se erano così pericolosi.

A chi giovi questo stato di cose non è chiaro, forse alla politica occorrono occasioni per poter mostrare i muscoli in pubblico, ma al tempo stesso coccola e protegge la manovalanza utile. E alla manovalanza utile occorre stringere alleanze politiche per poter sopravvivere da intoccabili, facendosi scudo della massa.
La differenza si nota soprattutto quando la politica, e quindi le istituzioni, non hanno nessuno da proteggere: allora succedono cose come i pestaggi e gli inseguimenti avvenuti contro i manifestanti di Vicenza "No Dal Molin", e si permette o addirittura si incita il manganello ad andare giù pesante, anche contro donne e bambini.

Ciliegina sulla torta e termine di questo post pieno di (forse giustificata) inquietudine, il capo della polizia spiega che per i fatti di Napoli “si ipotizzano reati legati alla criminalità organizzata" pertanto le indagini non saranno affidate a una Procura ordinaria, bensì alla DIA.
E chi va a Napoli per eseguire le indagini?
Francesco Gratteri, ovvero mister «le perquisizioni non si fanno con i guanti bianchi», ex direttore del Servizio Centrale Operativo Criminalpol (SCO) condannato a quattro anni e sei mesi di reclusione per i fatti della scuola Diaz a Genova 2001. Il cerchio si chiude?



2 settembre 2008

RANDAGISMO NEL PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO

Centinaia di cani abbandonati e randagi in provincia di Napoli. I volontari del Parco li curano, ma possono fare ben poco. Come al solito le istituzioni sono invisibili....

Un servizio di E.Nessi per LA7