25 ottobre 2011

GREEN HILL : COSA STA SUCCEDENDO?

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Quella che segue è una riflessione interessante da parte di "Individualità antispeciste non trasversali".

Siccome viene citata la ministra Brambilla vorrei aprire una parentesi per ricordare il giorno che la signora si è autoinvitata alla manifestazione dell'Oipa a Milano, ed è stata portata via di corsa dalla Digos. I manifestanti, parecchio seccati per la sua intrusione a sorpresa, la cacciavano a pernacchie e insulti perchè era periodo pre-elettorale e madame Brambilla si presentava alle elezioni.

A sua discolpa balbettò, mentre se ne andava, che era candidata in un'altra città, ma gli animalisti furono inflessibili...via la Brambilla!!! Questo perchè già all'epoca era sotto osservazione per irregolarità nel suo canile di Lecco.

Ma anche in seguito Mary Victory non ha ottenuto traguardi particolari. La legge sui maltrattamenti animali, la famosa legge per cui tutti hanno incominciato a pensare che ci sarebbe stata la galera per gli infami che torturano, uccidono e trafficano, prevede minimi di pena talmente bassi che non manderanno mai in prigione nessuno. Però è stata funzionale per finire sulle copertine e per ottenere servizi giornalistici.

Non siamo un po' stufi di spot pubblicitari? Comunque, il comunicato che segue apre una discussione che forse molti sentono con urgenza di avviare, quindi chiudo parentesi.


Di Individualità antispeciste non trasversali :

Green Hill: cosa sta succedendo?


Nel firmamento della vivisezione sta per spegnersi una stella?

Il 19 ottobre 2011 il Ministro del Turismo, l'On. Michela Vittoria Brambilla, altresì presidente del comitato ministeriale per la creazione di un 'Italia Animal Friendly", ha proposto ed ottenuto l'approvazione in commissione Affari Sociali del Parlamento di alcune misure che, se approvate, cambieranno lo scenario della sperimentazione animale nel nostro paese. Abbiamo assistito sui media ad immagini che ritraevano la Ministra intenta a rassicurare del buon esito di un lavoro svolto in seguito ad un preciso impegno preso con "tanti cittadini, associazioni animaliste e comitati spontanei che si sono mobilitati contro lo stabilimento Green Hill di Montichiari, dove sono allevati cani di razza beagle destinati ai laboratori". Pochi giorni fa aveva espresso un messaggio di solidarieta' a cinque attivisti della campagna animalista “Fermare Green Hill”.

Ora esibisce con orgoglio un nuovo testo di legge che vieterebbe su tutto il territorio nazionale l'allevamento di primati, cani e gatti, destinati alla sperimentazione, non esimendosi dal dichiarare l'imminente chiusura del lager in questione. Come (sedicente) militante animalista di lunga data, ringraziati i colleghi deputati di partito (PdL) e senza precisare le associazioni animaliste ed altri enti con cui avrebbe collaborato, l'ex coordinatore dei Circoli della Libertà dipinge uno scenario che, se vero, preparerebbe la strada allo sviluppo di metodi alternativi, cioè di quei metodi di ricerca utili al superamento dell'uso di animali nei test scientifici. Già da subito impedirebbe ai vivisettori l’utilizzo di cani, gatti e primati quando non in possesso di una specifica autorizzazione del Ministero della Salute e del Consiglio Superiore di Sanità. Questo provvedimento legislativo imporrebbe anestesia o analgesia qualora l'esperimento comportasse dolore. Garantirebbe inoltre un sistema ispettivo a salvaguardia del benessere degli animali nei laboratori. Bloccherebbe infine l'utilizzo di ogni specie animale nelle esercitazioni didattiche (eccetto l'alta formazione di medici e veterinari).


Tutto bene, si è portati a pensare. Ma se sperare è lecito, in questo caso dubitare è un dovere per chi desidera qualcosa di più che l'ennesima promessa istituzionale senza futuro. Infatti, considerato con attenzione l'emendamento correttivo della direttiva 2010/63/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 settembre 2010 sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici (http://www.geapress.org/wp-content/uploads/EMENDAMENTO1.pdf), è facile constatare che si tratta di un elenco di punti appena abbozzati e dal carattere tra loro contradditorio, quando non ribadisce, spacciandoli per novità, contenuti già presenti nell'attuale normativa. Il tutto gravato dall'inesistenza di un'impronta abolizionista e dal fatto che tali punti non sono riconducibili ad alcun percorso di progressiva conquista verso il traguardo antivivisezionista e non sono avvalorati da alcuna valutazione politica che tenga conto della parte offesa - gli animali -, in modo coerente con il riconoscimento della loro considerazione morale.

Indagare la direttiva comunitaria e le sue modifiche è certo di grande interesse e necessità per chi si adopera nella lotta allo sfruttamento animale; tuttavia vorremmo soffermarci su alcune questioni inerenti questo teatrino politico-mediatico, al fine di far riflettere il movimento animalista abolizionista e liberazionista sul fatto che la consapevolezza sorge solo dal confronto interno e dallo scontro con le istituzioni speciste.

Innanzitutto, provoca enorme sospetto che la semplice approvazione di un emendamento venga associata alla promessa che Green Hill presto verrà chiuso. Tale incauto ottimismo suggerisce una volontà di propaganda da parte di chi, come la Brambilla, non si fa scrupoli ad usare a proprio vantaggio la campagna “FermareGreenHill”, la quale aveva più volte sollecitato gli organi preposti (nazionali, regionali e comunali) ad agire contro l'allevamento in questione. E con l'aspettativa che questo davvero potesse avvenire (lamentando la non applicazione della legge 281 per canili e allevamenti, laddove, invece, già si gode di autorizzazioni facenti capo alla legge 116 per gli stabulari).
E’ apprezzabile che una lotta indirizzata ad un singolo obiettivo abbia saputo estendere lo sguardo al sistema politico-legislativo che legittima, organizza, regolamenta ed autorizza il potente sistema della vivisezione. Ma sarebbe un paradosso che alla fine di questa lotta pro/contro vivisezione le aspettative di cambiamento risultassero trasferite dal livello della 'piazza' al livello istituzionale, dato che proprio a questo livello risiede la maggiore responsabilità dello sfruttamento degli animali. E’ proprio lì che è di casa l'interesse a mantenere le condizioni di vessazione sistemica cui sono soggette le categorie 'sub-umane' nei vari campi che le vedono sfruttate e uccise. Una cosa sarebbe infatti spingere le istituzioni a proteggersi per convenienza dai propri dissidenti, “concedendo” di conseguenza dei miglioramenti effettivi; altro sarebbe veder sgonfiarsi un moto di protesta in qualche articolo di legge dalle prospettive controverse e potenzialmente controproducenti.

Per giunta, non possiamo fare a meno di rilevare che tale infausto spostamento sta avvenendo nella direzione nazional-populista della destra, nel perfetto stile delle sue metodologie. Temiamo dunque che le tendenze di un movimento animalista generalmente qualunquista seguiranno la stessa deriva.
Occorrerebbe impostare la propria attività individuando, in maniera corretta e approfondita, i principali responsabili della nostra cultura specista e del sistema di sfruttamento. Concentrare ogni sforzo per fermare singole sperimentazioni o luoghi di tortura, rimanendo sprovvisti di un progetto d'intervento a lungo termine, più contestualizzato, ci farebbe correre rischi enormi. Si potrebbe obiettare che la sinistra non si distingue per propensione antispecista. Non c’è dubbio. La questione animale, come altre tematiche di grande rilevanza etica - nella latitanza di un dibattito collettivo mai nato -, viene ignorata. I due schieramenti politici dominanti, in falsa contrapposizione tra loro, sono distanti anni luce dal preoccuparsi dei deboli di ogni tipo, così come dei “senza carta d'identità” e, peggio ancora, dei “senza identità”.

Convogliare, come sta facendo l’On. Brambilla, gli sforzi comunicativi di una campagna di attivismo non formalmente organizzato in un'operazione di raccolta di consensi pre-elettorali, significa che il Governo si appropria dell'impegno e della partecipazione individuale di migliaia di persone che si sono mobilitate (dal corteo di Roma in poi) contro le leggi comunitarie (e non a favore di esse!). Offrire la chiusura di Green Hill come merce di scambio agli animalisti antagonisti affamati di risultati, per ottenere il loro entusiastico -strumentalizzato - appoggio, è un escamotage ingannevole teso a calmare animi ribelli e senza che questo comporti nemmeno la modifica di una virgola dell’attuale paradigma vivisettorio.

Non è lecito, in fondo, accentuare la critica alla campagna più seguita di recente in ambito animalista, una campagna che ha dimostrato di essere in grado di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica intorno ai nemici degli animali, smascherando le astuzie del sistema; soprattutto fintantoché il movimento non avrà saputo progettare e valutare collegialmente quali dinamiche possano generare i singoli gruppi che si agitano al suo interno.
La mancanza di una strategia generale, dibattuta e/o condivisa, provoca una ancor più grave mancanza di dialogo allargato. Spesso siamo troppo occupati a seguire logiche emergenziali e a protestare contro le aziende più sporche di sangue.

Sta di fatto che una rappresentante della destra governativa ha dichiarato la volontà politica che tanti hanno invocato. Ora, di questa volontà politica, ci chiediamo cosa farcene, dato che è assurdo pensare che singoli (e ambigui) esponenti politici possano essere una garanzia per una seria battaglia antivivisezionista.
Se potesse bastare una qualche azione di disturbo per fermare le multinazionali del farmaco e le ambizioni della ricerca antropocentrica, saremmo certo ad un passo dalla vittoria.
Ma una volta di più oggi, inequivocabilmente, abbiamo capito che confidare nelle iniziative dei governanti non può che illuderci di compiere un passo avanti, per poi, disillusi, paralizzarci e riportarci velocemente indietro. (Che cosa promise Blair agli antivivisezionsiti ingles; e che cosa lamentò Barry Horne con lo sciopero della fame che lo condusse alla morte? Qualcosa di molto simile alle parole dell’On. Brambilla).

A parziale conclusione, questo comunicato (che non vuole fare classifiche di merito o demerito, bensì sollecitare un confronto politico in seno all'animalismo radicale liberazionista ed abolizionista, in direzione opposta a certa goliardia tipica di forum e facebook), esprime un rammarico per una lotta che i politici hanno trasformato in una partita (suicida) fra beagles contro topi, maiali, mucche e conigli (mai menzionati e quindi mai risparmiati dalle torture). La partita, se mai si concluderà, finirà duemila a zero per la nazionale azzurra dei beagles, forzatamente (e astutamente) schierati contro i beagles, i topi, i maiali, i conigli e le mucche extra-comunitari. Perchè è lì, oltre i confini della civile Italia ed Europa, che porta una chiusura di Green Hill ottenuta per mezzo di una 'legge comunitaria'. Altro che il professato graduale raggiungimento dell'antispecismo: ci troviamo di fronte ad un sistema specista che si fa pure - e non tanto a sorpresa - razzista. L'esternalizzazione dello sfruttamento animale non è una vittoria della lotta di liberazione animale, così come si sa che la globalizzazione dei mercati non coincide con la globalizzazione dei diritti. Casomai il contrario.

Per quanto oggi non esistano organizzazioni o gruppi realmente capaci di delineare un serrato e ben definito ambito di lotta, cominciare con l'operare in direzione di una comprensione più ampia del proprio ruolo rispetto alla complessità del contesto socio-politico attuale, può realizzarne la premessa. Il non riuscire collettivamente ad uscire dall’ambito di una riduttiva comunicazione / sensibilizzazione e relativa manifestazione generica di dissenso, per spostarsi su un piano d'interazione politica con l'esistente, impedisce l’individuazione dei nodi del sistema, l'azionamento delle leve utili a contrastarlo, il dispiegamento delle proprie forze, la definizione degli obiettivi da porre a nostro fondamento. Anteporre, come sta avvenendo, lo sfogo di energia rispetto all'azione politica per affermare le proprie istanze, non può che lasciarci in balia dei politicanti di turno. Ad esempio, non comprendiamo appieno l'adeguamento ai nuovi trend internazionali che anche i vivisettori nostrani stanno portando avanti seguendo uno schema prestabilito ("accostamento fittizio ai voleri della massa pseudo-animalista; decentralizzazione, ove possibile, della produzione di corpi animali con conseguente dispersione delle proteste; rilancio della visione antropocentrica dominante e contemporaneamente della sperimentazione animale attraverso iniziative di rassicurazione popolare, improntate sulla divulgazione delle 'buone' intenzioni e dei 'buoni' metodi"); ed in questo modo rafforziamo l’impressione che mentre il mondo cambia, anche sulla spinta di istanze animaliste più o meno protezioniste, il movimento rimane invece immobile. Continuando a non esistere, se non nella forma di sprazzi di “e-motività” soggettiva, finiremo per esaurirci del tutto.

Inoltre, oltre a chiederci assai preoccupati cosa potremo responsabilmente fare per le migliaia di beagles che diverrebbero spazzatura per una Green Hill eventualmente chiusa, dovremmo chiederci che destino attende i beagles nascituri (e futuri altri animali) ad esempio cinesi o russi, e che agibilità d'opposizione i politici del prossimo luogo, amici dei nostri politici, riserveranno alle popolazioni di quei territori. Laddove il costo del lavoro è minore, anche il cosiddetto 'benessere' umano, oltre che animale, è nettamente inferiore. Ed è lì che si vanno a sedere, comode, le superpotenze economiche che producono morte e sofferenza in questo mondo complesso, prevaricatore, IPOCRITA.

La domanda con cui lasciarsi nella riflessione è se siamo certi che la chiusura di Green Hill (se avverrà – cosa di cui non siamo per nulla convinti), possa essere considerata una reale vittoria per il movimento. Non corrisponderebbe forse a salvare quei 2.617 cani lì detenuti, per poi vederli sostituiti, da parte di una ricerca scientifica non intaccata nelle sue direzioni antropocentriche, con altrettanti individui?

Senza dubbio, dal punto di vista simbolico, la chiusura di Green Hill dimostrerebbe che il movimento animalista può raggiungere alcuni degli iniziali obiettivi che si pone; ma d’altra parte sarebbe importante saper utilizzare questa eventuale “vittoria” per chiederci come e dove vogliamo andare.

Individualità antispeciste non trasversali


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21 ottobre 2011

IL BLACK BLOC

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Forse l'amore profondo nei confronti degli animali si sente in modo speciale, in tempi come questi, quando sembra che gran parte del genere umano abbia tradito la propria origine.
Quando tutto sembra andare al contrario, e la tirannia mascherata da civiltà allunga le sue mani in ogni Paese del mondo, trovando ovunque "bravi cittadini" disposti a vendere le proprie vite, e non solo, per aderire ai nuovi piani. Il mondo animale è un punto di riferimento, un'unità di misura, una possibilità di salvezza dalla follìa, perchè è il legame piu' profondo con le radici dell'umanità. Sarà per questo che la convivenza umani-animali è sempre piu' ostacolata?

Con i soldi si può acquistare la fedeltà politica, la fedeltà militare, mentre gli ideali di giustizia e verità sono delegati alle classi inferiori, quelle che vivranno per sempre in mezzo ai debiti sperando di vedere presto giorni migliori.
In mezzo a tutta questa merda è difficile mantenere dritta la barra, non farsi sopraffare dallo sconforto e continuare per la propria strada, oggi che con i soldi si possono comprare anche i finti ribelli.

Fino a un po' di tempo fa ogni manifestazione era l'occasione per ritrovarsi con i propri fratelli : persone arrivate da ogni luogo e con tutti i mezzi, con le quali si condivideva un pezzo di cammino. A un certo punto, forse nel 1999, nacque questo non-movimento chiamano blocco nero, anzi vista la nascita americana "black bloc", che in teoria avrebbe dovuto servire come difesa della gente inerme : tutti quegli adolescenti, anziani, disabili, che scendono in piazza a manifestare le proprie idee.

Ho visto in azione la prima volta il black bloc a Praga nel 2000, durante le manifestazioni contro il WTO. Un gruppo di persone si erano staccate dalla manifestazione principale e avevano trovato un accesso laterale al palazzo dove avvenivano i congressi. Quella che avrebbe potuto essere un'occupazione pacifica venne trasformata all'istante dal lancio di un fitta sassaiola che arrivava dal retro del gruppo, e che colpiva anche i manifestanti delle prime file. In pochi secondi i poliziotti erano sulla gente, colpendo coi manganelli. Era stata un'azione obiettivamente senza senso, che aveva esposto a botte e arresti i manifestanti rimasti nel mezzo, ma forse era frutto di poca competenza...organizzazione...

Ho rivisto il black bloc a Genova nel 2001, anzi prima di vederlo ne ho sentito parlare appena messo piede in città. Molti dicevano che c'erano questi tizi in giro, organizzati in modo paramilitare, che rispondevano ai comandi dati da tizi piu' anziani.
Poi li ho visti dal vero, mentre risalivano la corrente umana del corteo con spranghe travestite da ombrelli, e i vari capetti dei centri sociali facevano finta di non saperne niente. Già, spranghe con del tessuto intorno drappeggiato a ombrello...che finezza criminale....

Le immagini di Roma del 15 ottobre scorso ricordano molto quei momenti. La funzione del black bloc è stata presa. rovesciata come un calzino e sputacchiata molto diversa. Quelli che dovevano difendere i manifestanti dalla brutalità sono invece quelli che creano l'occasione affinchè le cosiddette forze dell'ordine possano reagire picchiando e arrestando chi non c'entra niente.
C'è qualcosa che non quadra.

Fino a un po' di tempo fa si pensava che la materia prima per questi giochetti fosse pescata tra le tifoserie del calcio, ma il quadro generale ha qualcosa di troppo freddo, organizzato e preciso, i ragazzi utilizzati sono troppo giovani, per appartenere al genere "testa calda" ultras, non facile da gestire nel tempo.

I contractors da manifestazione vanno cercati in altri ambiti, forse paramilitari.



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19 ottobre 2011

29 ORE SU UN TETTO DEI CAPANNI DI GREENHILL - 14/15 OTTOBRE 2011

Da animalistanata@libero.it :

C'è chi ha chiamato me, e chi era sul tetto con me, "eroi".

Io riesco solo a sentirmi uno schifo.

Essere stato fisicamente così vicino a quei prigionieri, aver diviso con loro lo spazio fisico e temporale di poco meno di 30 ore è qualcosa che mi ha segnato profondamente.

In quei momenti cercavamo di pensare ad altro, a tenere duro, a far arrivare la voce di quei cani il più lontano possibile, a far sentire il nostro disprezzo per chi, quei cani, li manda a morire anziché difenderli, alla solidarietà dei nostri compagni che ci ha instancabilmente accompagnato e fatto forza; spesso, per non impazzire, è subentrato un meccanismo innato di autodifesa che ci ha portato a ridere e scherzare.

Ma è stato inevitabile ritrovarci soli con l'urlo disperato di centinaia di prigionieri che chiedevano semplicemente aiuto.

In un modo inconfondibile, istintivo di chi non conosce nulla del mondo, se non una lurida gabbia illuminata notte e giorno, una non-vita fatta di noia, interrotta solo dal dolore.

Un urlo che ti penetra l'anima e ti mette di fronte semplicemente a te stesso.

In quel momento non esiste più nulla, non esiste il freddo, il tetto scivoloso, la solidarietà degli altri, lo schifo e il disprezzo verso gli aguzzini, la campagna, il movimento, la regione, il sindaco, i giornalisti che incessantemente vogliono essere aggiornati.

Esisti solo tu e tanti, troppi fratelli per i quali ti rendi conto di non poter fare nulla.

Hai visto centinaia di volte le foto provenienti dai luoghi dove quei cani sono diretti, e sai che anche chi stai sentendo in quel momento finirà, inevitabilmente, così.

Vedi tutti i giorni altri cani, usciti da un posto molto simile (l'allevamento Morini di San Polo d'Enza), e sai quanto diventerebbero meravigliosamente felici, anche se segnati per sempre, una volta che qualcuno dovesse prendersi cura di loro (come un'associazione meravigliosa, e tante persone instancabili, hanno fatto coi beagle ritirati dalla chiusura di quell'allevamento).

L'impotenza che ti assale è devastante.

La nostra voce, che volevamo arrivasse ovunque, usciva spesso rotta da emozioni atterrenti.

Abbiamo pianto.

Non abbiamo voluto parlare fra di noi di quello che provavamo. Non ce n'era bisogno.

Quelle 29 ore mi hanno dato la consapevolezza che dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere (e anche di più), per far sentire la voce di tutti condannati a morte, stipati nei tanti, troppi, campi di concentramento sui quali gli assassini non si prendono nemmeno il disturbo di scrivere "il lavoro rende liberi".

Agire senza temere le conseguenze, perchè quanto di più terribile potrà mai accadere ad un essere umano nella vita, non sarà mai paragonabile a ciò che quegli animali sperimentano in ogni singolo istante, dalla loro nascita alla loro morte, sia essa su un freddo tavolo operatorio, sui ganci di un mattatoio o sui tavoli di una conceria.

La liberazione animale non è un concetto da discutere accademicamente in aule universitarie.

Non è un pretesto per nutrire il proprio ego.

Non è una "cosa umana" che si presta a dissertazioni di vario genere.

Non trova luogo su facebook, sui forum o in altri luoghi irreali, che, curiosamente, come gli allevamenti sono non-luoghi, fatti di non-tempo e non-spazio.

La liberazione animale è semplicemente qui ed ora, per tutti quelli che stanno aspettando la morte per mano umana.

Ci sono diversi modi per raggiungerla ed ognuno trova quello a sé più congeniale.

La cosa importante è avere sempre ben chiaro a chi sia rivolta la lotta. E quei latrati, ancora così vivi dentro di me, me lo ricorderanno per sempre.

E se quell'urlo lo hai davvero dentro, non puoi che dirti "fino alla fine".

Tengo profondamente a precisare che in questa meravigliosa azione diretta la mia parte è stata di certo fra le più visibili, sicuramente non la più importante, né, di certo, la più impegnativa.

Ciò che ho fatto, che abbiamo fatto, è stato il frutto di un lungo lavoro, di tante persone, che sentono così forte la questione animale da dedicarvi l'intera vita, notte e giorno. Nulla ci rende speciali, se non l'aver guardato, a un certo punto della nostra vita, negli occhi un animale e averlo sentito parte di noi stessi ed essendoci sentiti parte di lui.

Lorenzo


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13 ottobre 2011

CANI SCOMPARSI IN LIGURIA 2 - IL RUOLO DEI CARABINIERI

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Nella vicenda descritta qui sotto, il furto di un pitbull avvenuto da un'abitazione nell'entroterra di Albenga, il ruolo dei carabinieri è stato fondamentale nel coprire e proteggere l'attività dei presunti ladri.
E' brutto da dire, difficile da digerire, ma questa purtroppo è la realtà delle cose.

Già durante il giorno della scomparsa del cane, avvenuta in un paesino sperduto sulle colline e non certo un luogo di passaggio, il loro atteggiamento faceva chiaramente intendere da che parte pendeva la "legge".
Che tipo, quale specie di legge, fa venire i brividi solo a pensarlo, è la legge della malavita protetta dalle istituzioni.

Ma il massimo della loro espressività è stato mandarmi dopo un mese una contravvenzione perchè quel giorno ero in stato di ubriachezza.
Scacco matto e fregatura totale: come difendersi da un'infamia del genere detta da gente in divisa? Una persona ubriaca può scambiare una semplice fuga del proprio cane per rapimento, può lasciare porte e finestre aperte, può addirittura dimenticarsi il cane in giro...

Se non fosse che l'ignoranza a volte si manifesta e genera controsensi.
Per esempio quando il carabiniere che ti ha mandato il verbale per stato di ubriachezza è lo stesso che quel famoso giorno, per evitare risse con i presunti malfattori, ti ha invitato ad allontanarti alla guida della tua macchina, dal luogo della scomparsa del cane.
Grave reato per un carabiniere lasciar andare un ubriaco al volante....




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CANI SCOMPARSI IN LIGURIA

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Rivolgo questo appello a tutti perchè sono reduce da una brutta avventura, capitata un mese fa in Liguria, in cui hanno rapito il mio cane incrocio pitbull di 7 anni dall'interno di una casa presa in affitto per le vacanze, chiusa a chiave.

Forse grazie al baccano che abbiamo fatto su internet, giornali locali e volantini il cane è diventato troppo riconoscibile e troppo rischioso trattenerlo, quindi ce l'hanno fatto ritrovare dopo pochi giorni, di notte e ferito da bastonate.

Sto facendo delle ricerche su casi simili in Liguria, soprattutto nella parte ovest. Io ero nel retroterra di Albenga.
Sono avvenute diverse sparizioni di cani da case o recinti sia lì che nei comuni limitrofi , e molti sono animali di taglia medio/grande, spesso avanti con l'età (6, 7, anche 10 anni) e di razze non pregiate. Insomma proprio il tipo di cane di cui si pensa "Ma perchè rubarlo? in fondo è adulto e meticcio".

Se hai delle informazioni utili, o se puoi far girare questo appello alle tue conoscenze, cerco notizie, qualsiasi notizia che possa aiutarci a risalire ai resposabili di quello che appare come un traffico di animali, probabilmente aiutato da canili compiacenti.

Ti ringrazio
manuskapan@gmail.com

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11 ottobre 2011

RESPECT FOR ANIMALS !!!!!

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Gli animali che per primi sono entrati nella mia vita sono stati due piccoli cagnolini, che mendicavano insieme al padrone davanti alla chiesa del quartiere.
Lui aveva legato al collare di ognuno un bicchierino di plastica dove si mettevano le monetine, e loro due stavano seduti buoni al lato della porta d'entrata, aspettando l'elemosina delle persone e guardandole negli occhi.

Qualche anno piu' tardi è arrivato dal nulla un cagnolino, che si è materializzato nel giardino condominiale della mia casa, e ha deciso di passarci un po' di giorni. Mi aspettava ogni mattina per giocare, e anche per qualche pezzettino di cibo, ma così come è arrivato un giorno se n'è andato.

Poi è arrivato un coniglietto grigio, che saliva sul letto per darmi il buongiorno la mattina e spargeva innumerevoli palline marroni dappertutto. Poco dopo anche il cane Calì, che si divertiva a girellare nella stazione di Bologna.

E poi gatti, merli, storni, ricci, pettirossi, farfalle, hanno condiviso a tratti la mia vita. Ho cercato di accudirli e proteggerli, non sempre ce l'ho fatta, spesso mi sono sentita in colpa per questo.
In tutto questo andare e venire di animali ho percepito un linguaggio che supera la differenza delle specie ed è capito da qualunque forma di vita. Il linguaggio dell'accudimento e della tenerezza, che svilupperei meglio in questo momento se il pappagallo non cercasse di strapparmi i capelli.

Un linguaggio che sa di pace e di armonia ma...ricordo che una sera passeggiavo con un ragazzo, e un bel gatto ci arrivò incontro.
Io lo chiamai vicino per accarezzarlo, e anche lui fece finta di chiamarlo in modo amichevole, ma appena lo ebbe vicino gli tirò un calcio in piena pancia e il gatto volò in aria per diversi metri.
Feci finta di niente, meditando la vendetta.

Al primo momento di intimità gli presi con una mano le palle e gliele strizzai come un mocio vileda mentre l'altra mano era impegnata a schiacciargli il pomo d'adamo.
Non era molto piu' grosso di me e alla fine era solo un pezzo di merda.

Come ce ne sono tanti, omini sfigati che non possiedono alcun coraggio, alcuna possibilità di farsi valere nella vita e fanno pagare agli animali le loro mancanze.
Mezzi uomini, mezze tacche, che non saprebbero nemmeno da che parte incominciare a difendersi se non avessero alle spalle sorte di "fratellanze" composte da gente uguale a loro.

Non so se quello è stato il momento in cui mi sono incazzata, o se è stato quando ho capito quanto fruttano i traffici di animali, o quando ho visto lo schifo che accade al circo, o quando ho visto il gatto ucciso con l'amaro, o il cane asfissiato col nastro adesivo, o quello tenuto fermo al chiuso per anni. So solo che lo stesso odio, la stessa cattiveria, si è impossessata di me come uno spirito vendicativo, so solo che sono Manuskapan e sono pronta a combattere per sempre.

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7 ottobre 2011

INTERVISTA : CANI RUBATI PER COMBATTIMENTI

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- Così tu mi dici che hai assistito a combattimenti fra cani?
- Sì è vero, dalle mie parti ho visto i combattimenti.

- Quali sono le tue parti?
- Vengo da Pozzuoli.

- Che tipo di cani vengono utilizzati?
- Sono tutti cani forti, ben piazzati. Vedere un combattimento loro fa paura.

- Da dove provengono questi cani ?
- Sono tutti rubati.


- Perchè devono rubarli?
- Perchè così non hanno storia, se li prendessero dai canili qualcosa rimarrebbe registrato.

- Che tipo di persone fa le scommesse sui combattimenti?
- E' tutta gente di malavita. Gente che preferisce i soldi facili.

- Quindi le scommesse non sono affare di ricchi sfaccendati che non sanno come impiegare il tempo?
- No, le scommesse sono in mano alla peggio malavita. Sono tutti fra di loro, è difficile entrare se non sei conosciuto.

- Le forze dell'ordine sono a conoscenza di questi fatti?
- Io penso di sì, però sono sicuro che degli animali non gli fotte niente.

- Dove vengono messi gli animali rubati?
- In capannoni in mezzo a campagne deserte.

- I combattimenti dove avvengono?
- Avvengono in posti attrezzati. E' sufficiente un recinto di 4 metri per 4 per far combattere i cani.

- Le scommesse su che cifre girano?
- Anche 4 o 5 mila euro a persona per combattimento.

- Questi cani hanno vita lunga?
- No, in genere durano poco.

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Che fine fanno?
- Quando sono ridotti male vengono uccisi dal "proprietari" con un colpo di pistola in testa.

5 ottobre 2011

Meredith, Melania, Yara e la perdita del senso comune.

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Omicidi insoluti. Rapimenti seguiti da omicidi. Sfondi sessuali. Investigatori che brancolano nel buio. Criminologi che, a seconda delle tipologie, sfoggiano in televisione capelli unti di brillantina
o seducenti minigonne.

Bambini, adolescenti e donne come serbatoio utile per quei pochi casi molto eclatanti che si alternano nel tempo, rimbalzando in tutti i notiziari e nelle chiacchiere della gente.
Quasi sempre mancano delle vere prove, quasi sempre manca anche l'arma del delitto.

Difficilmente capitano due eventi mediatici allo stesso tempo, ma sono diluiti in maniera che lo spettatore possa digerirne uno prima di inghiottirne un altro.
Fino ai primi anni '90 erano le bombe il motivo di discussione dell'italiano medio.

Oltre ai grandi botti ricordiamo il così detto Unabomber, che depositava i suoi oggetti esplosivi nei supermercati e nelle spiagge friulane. Poi all'improvviso è sparito.
Se fosse ipoteticamente deceduto, ricoverato in ospedale, chiuso in galera, l'arsenale del piccolo bombarolo e molti articoli di giornale sarebbero già stati ritrovati, non dicevano che era un esibizionista che si divertiva a prendere in giro la polizia? Non è possibile che sia andato in pensione...

Finita l'epoca esplosiva è iniziata quella degli omicidi in famiglia e degli omicidi a sfondo sessuale. Non si sa bene perchè, ma in Italia è il primo pensiero che salta in testa agli investigatori.
Problemi legati al mondo della mafia, dell'usura, della droga non si affacciano mai nella mente di chi indaga, ma lo sfondo sessuale non può mancare come prima ipotesi.
Che siano sempre gli stessi ad indagare? pensarlo è plausibile quando in molte scene del crimine le impronte sono state mescolate, le cicche di sigaretta sono state buttate a terra, e i luoghi piu' carichi di indizi non vengono nemmeno messi sotto sequestro.

Ma a parte la grande desolazione che un cittadino italiano può provare nel vedere le sue istituzioni andare a pezzi, e a parte la ragionevole idea che questo andare a pezzi sia stato scientificamente programmato in tutte le sue possibili variabili svariati anni fa, rimane il fatto che quello che succede nel macrocosmo capita anche nel microcosmo.
In questi delitti perfetti che non lasciano tracce c'è una grossa perversione, che esce dai televisori per andare a infilarsi tra le sinapsi della gente. Non è tanto il senso del pericolo o la paura dell'ignoto, quanto lo spostamento in là della barriera del possibile per le forze oscure, la percezione che c'è sempre meno speranza di giustizia, soprattutto per i piu' deboli.

Per un cane rubato, per un bambino diffamato, per una vecchietta rapinata, quale speranza ci può essere quando il termine di paragone è il quotidiano orrore con cui si viene martellati? E' la corrente di pensiero del "figurati se" che avanza :
"Non trovano nemmeno gli assassini, figurati se...."




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HO RUBATO IL TUO CANE

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Sono io che ho rubato il tuo cane.
Sono entrato dal cancello di legno, scavalcando il muro.

Il tuo cane stava rovistando nell'erba, nel tuo bel giardino. Quando mi ha visto non sembrava neanche troppo stupito.
Anzi quando gli ho lanciato un pezzo di pancetta, di quelli che tenevo pronti nella tasca, si è avvicinato con molto interesse.

Non sembrava proprio aggressivo, anzi era mansueto come quando l'avevamo visto per strada, poco tempo prima. Eravamo quelli che lo hanno accarezzato sulla testa.
Mentre tu pensavi "che bello incontrare amici degli animali!!!" noi lo studiavamo e pensavamo
se era un buon colpo portarlo via.

Così ti abbiamo osservato per un po', fino al giorno in cui sei tornato a casa e il tuo cane non c'era piu'. Ti sei disperato certo, hai chiamato subito i Carabinieri, affannato e con la voce tremolante dal pianto....ma loro cosa ti hanno risposto?
Ti hanno risposto che non si chiamano i Carabinieri per la scomparsa di un cane, perchè sarà di sicuro scappato.
Poi hai telefonato al mondo, hai messo avvisi in ogni angolo, hai avvisato i giornali.
Hai richiamato i Carabinieri e questa volta sono arrivati, perchè sei uno scocciatore.
E cosa ti hanno detto? che il cane è scappato, di stare tranquillo che prima o poi torna.

Invece tu sai che sono stato io, anche se non mi conosci, anche se non sapevi nemmeno della mia esistenza prima di ora.
Il tuo cervello va alla velocità della luce e mette insieme tutti i piccoli particolari, i ricordi, quello che sai del tuo cane, e ti appare chiarissimo che te l'ho rubato.

Ma vedi, anche quando mi hai denunciato come Signor Ignoto, e hai cercato un avvocato che ti potesse aiutare a far valere le tue ragioni, cosa ti ha detto l'avvocato? ti ha detto "dubito che il cane sia stato rubato, probabilmente si è spaventato dall'intrusione ed è scappato".
Ora vedi che sei tu ad avere le traveggole, anche se te lo sto dicendo, il tuo cane è scappato.

Me lo ricordo bene invece, quando l'abbiamo fatto scendere dal furgone una volta arrivato.
Lì aveva incominciato a tirare fuori un po' di pepe, ma un tipo gli ha tirato una gran badilata in testa e l'ha mandato a dormire per un po'. Poi l'hanno messo nel recinto dei nuovi, in attesa del prossimo allenamento.

Alla fine sai, anche se tu mi avessi conosciuto, anche se tu avessi saputo il mio nome, da mettere al posto di quel Signor Ignoto sulla denuncia, non credo proprio che saresti riuscito a dimostrare che il cane te l'ho rubato io : non mi hai mica fotografato.

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Ho scritto questa cosa di getto, con un grande amaro in bocca e con la sensazione che il muro di omertà che circonda il traffico di cani nasconda qualcosa di molto piu' pericoloso e maligno dei 4 rom che vengono agitati davanti agli occhi dalla stampa ogni qualvolta un animale sparisce in circostanze misteriose.

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