27 luglio 2013

TRAFFICI DI ANIMALI E VOLONTARIATO ANIMALISTA

Voltandosi indietro nel tempo anche il volontariato animalista, come molte altre cose, sembra essere passato per "ere geologiche".
C'era il tempo in cui internet era utilizzato un po' meno del telefono, serviva più che altro a connettere persone lontane, ma le botte maggiori arrivavano dalle bollette causate dai telefoni bollenti.
I volontari si conoscevano direttamente, o al massimo per interposta persona, ma il numero esiguo faceva sì che le persone si incrociassero più e più volte per motivi diversi, arrivando a conoscere i rispettivi pregi e difetti.
Quindi è arrivato il tempo in cui l'animalismo ha fatto gola alla politica, e gruppi di pressione hanno cominciato improvvisamente ad apparire.
Poi con l'arrivo di piattaforme come Facebook il volontariato è diventato "di uso comune" e molti hanno iniziato a improvvisarsi salvatori degli animali, senza magari nemmeno le basi minime per affrontare l'argomento.
Basi minime che partono da cose semplici, come la responsabilità diretta del volontario che sceglie di seguire un cane, l'eventuale microchippatura se non appartiene a nessuno (il passaggio di proprietà verrà fatto con il futuro adottante); la corretta compilazione della modulistica comune a tutte le associazioni; preaffidi ben fatti; post affidi soprattutto nei primi tempi dell'adozione.
Un mucchio di lavoro alla fine, questo sì, ma è tempo ben speso.
Visto che proprio nei meandri del volontariato malfatto si nascondono i peggiori traffici e i furti di animali.