28 aprile 2010
L'INTERESSE ECONOMICO LEGATO ALLA VIVISEZIONE / SARDEGNA
Sembra brutto ritornare a parlare delle stesse Regioni, come se fossero peggiori rispetto ad altre nel considerare le istanze animali e ambientali.
Purtroppo la Sardegna è una regione molto famosa nel mondo del volontariato animalista : internet è piena di casi di maltrattamenti, uccisioni efferate, abbandoni avvenuti in quella terra.
Troppi sono gli animali rinvenuti in uno stato irriconoscibile a causa della sofferenza subìta, sotto gli occhi indifferenti degli abitanti dei paesi, ma anche delle famose località turistiche.
Molte critiche rivolte in genere al volontariato animalista sono giuste :
è un movimento emotivo, soggetto alle limitazioni e alle debolezze. Gran parte dell'attività è spinta da un atteggiamento soggetto ad emozioni come l'amore, la pietà e la rabbia.
E' quindi senza alcuna emozione nè accanimento che si prenderanno in considerazione le scelte di alcune regioni italiane, che al sud come al nord stanno attuando progetti che toccano da vicino noi, scalcinati animalisti. Come la Sardegna, che sta remando per arrivare ai primi posti nel business della sperimentazione animale.
Oggi molti nomi sono cambiati, e anche la figura del vivisettore ha rinnovato la facciata. Spesso si chiama "principal investigator", dirige un progetto o più progetti finanziati da soldi pubblici o privati, e il suo compito è far produrre buoni risultati da riportare ai finanziatori del suo lavoro.
Naturalmente anche i luoghi sono cambiati, e se nella mentalità comune le campagne sarde sono legate alle tradizioni dei pastori e dei mammutones, occorre dire che alcune si sono trasformate in avveniristici luoghi per la ricerca e la sperimentazione, benedette dalle istituzioni in coro, che hanno nomi come "Distretto tecnologico della biomedicina e delle tecnologie per la salute" oppure "Parco Tecnologico Sardegna Ricerche" .
Le parole d'ordine, in genere tradotte più in inglese che in sardo, sono "strategia", "sviluppo" e soprattutto "attirare capitali" che è la parola più amata in assoluto. Così la Sardegna si scopre una Regione dalle mille possibilità nel campo della ricerca, e crea alleanze con le importanti realtà dell'industria e dei comitati farmaceutici. In fondo non è così strano che una Regione con un passato militarizzato si sia convertita alle ricerche biotecnologiche...
Comunque, l'avventura che dovrebbe lanciare la Sardegna nell'iperspazio sembra iniziare nei primi anni del 2000, e si concretizza a fine 2006, quando la Giunta della regione autonoma Sardegna delibera la costituzione di una società a responsabilità limitata a capitale pubblico, la Fase Uno Srl, il cui scopo in parole povere è lanciare i servizi della Sardegna in questo ambito: laboratori e animali bell'e pronti, ma perfino persone.
Viene nominato come amministratore unico il Dott. Francesco Marcheschi ; nel collegio sindacale il Dott. Giuseppe Biondo, il Dott. Luciano Ledda, il Dott. Attilio Lasio, il Dott. Angelo Capula e il Rag. Pietro Soru. Nel comitato scientifico vengono nominati il Prof. Giovanni Biggio, il Prof. Antonio Cao, il Prof. Gianfranco Gensini, il Dott. Nello Martini; il Dott. Luca Pani e il Prof. Guido Rasi. (DELIBERAZIONE N. 49/1 DEL28.11.2006)
Conoscere il capitale della Fase Uno srl non è facile, certamente sembra un'impresa in cui girano parecchi soldi. D'altronde i programmi quadro della Comunità Europea continuano a pompare finanze in questo ambito, cercando di attrarre anche i giovani che intendano avviare un'attività che coniughi la ricerca e l'impresa.
Perchè dovunque ti giri, alla fine questo è il senso del messaggio "competenze scientifiche & competenze d'impresa", "pulsione innovativa & impresa", come Cip e Ciop, Stanlio e Olio, la bruschetta e il vino rosso.
Argomenti divulgati da riviste patinate come Capital, dove la svolta sarda nel "biotech" viene applaudita con questa frase : "Nelle nuove tecnologie si nasconde la chiave del rilancio economico sardo."
La giornalista che firma il pezzo nomina fra le varie eclatanti realtà la PharmaNess ; una scelta molto discutibile, visto che nel sito di questa società si legge chiaramente :
"PharmaNess mette a disposizione una vasta gamma di servizi per il drug discovery & developement personalizzabili secondo le esigenze del cliente. I servizi offerti consentono di coprire la maggior parte delle fasi precliniche dello sviluppo di un farmaco grazie alle diverse metodiche analitiche e ai numerosi modelli animali disponibili ( ndr-ratti, topi, cavie, conigli e rane) " http://www.pharmaness.it/code/pagine/id/5/LINGUA/IT
Forse non occorre essere particolarmente emotivi per immaginare la vita di un animale in uno stabulario, comunque è spiegata perfettamente all'indirizzo http://www.pharmaness.it/code/pagine/id/17/LINGUA/IT dove viene illustrato il "servizio" mantenimento animali da vivisezione. Occorre leggerla pensando a quello che si legge, valutando numeri, tempi, modi, per immaginare davvero bene ciò che avviene agli animali negli stabulari mentre fuori dal lager esiste "la selvaggia e incontaminata natura sarda" In questa piccola immagine come appare PharmaNess:
26 aprile 2010
QUANDO IL CANE CHE MORDE E' IL TUO CANE
Jago è un canetto di taglia piccola, di età matura ma ancora in salute. Diversi anni trascorsi in canile non gli hanno tolto la voglia di stare al mondo, ma gli hanno lasciato degli atteggiamenti reattivi : non sopporta i colpi, i temporali, le ruote in generale ma soprattutto dei camion, le sirene, e un sacco di altre cose.
Ci sono voluti più di 2 anni per vederlo un po' tranquillo : quando era in braccio si mostrava curioso di un contatto, ma intanto tratteneva il respiro con una specie di fischio, e cercava di ritrarre il muso con lo sguardo preoccupato.
Al contrario delle timidezze usate con gli umani, il rapporto tra Jago e gli altri cani è stato improntato da subito al rispetto dell'anzianità : nonostante la mole ridotta si è sempre fatto rispettare. Ha una bella tempra e non teme il gioco pesante, quindi si infila nelle risse giocose e nelle corse degli altri, facendo a volte dei gran voli senza fare una piega.
E' più facile pensare ai brutti momenti quando le ferite sono chiuse, ma il giorno in cui Jago mi ha morso ho perso letteralmente la testa. Nel senso che non ho nemmeno pensato a disinfettare e fasciare le ferite, e per un'ora ho girato con la mano sanguinante. Lo shock era stato molto forte : avevo preso altri morsi in precedenza, da cani randagi o alla catena, ma non avevo mai ricevuto un morso grave da un mio cane.
Le prime cose che mi sono passate per la testa sono state lo stupore e l'attonimento. Le seconde cose sono state la rabbia e la chiusura totale verso Jago per alcuni giorni.
Probabilmente è una reazione umana, intesa come umana limitatezza, pensare di eliminare dalla propria vita la causa di un problema, e un cane che morde il più delle volte rischia di essere allontanato dalla famiglia con cui vive. Non nascondo di avere pensato in quei momenti alle possibili conseguenze di questo morso. Soprattutto alla ripetizione che avrebbe potuto esserci, anche verso altre persone.
La mano mi faceva male, e intanto cercavo di ricordare tutto quello che era successo quella mattina : c'era rumore, via vai di gente sconosciuta, Jago stava finendo sotto dei calcinacci e l'avevo preso al volo con una mano sulla collottola e una sulla pancia; in quel monento si era girato e aveva affondato i denti rabbioso.
L'avevo preso per la collottola...Ripensai alla cicatrice di Jago, molto estesa e senza pelo, che ha proprio sulla schiena. Conseguenza di chissà quale lotta o attacco, avvenuto in un canile in mezzo alla campagna.
Il rumore, l'agitazione, la presa in un punto sensibile dove già era stato colpito in passato avevano fatto perdere a Jago il senso della realtà; era uscito il suo lato selvaggio che lotta per difendersi, solo che aveva sbagliato bersaglio e aveva preso me.
Jago lo sapeva, infatti dopo un primo momento in cui era sparito del tutto, aveva ripreso a zampettare in giro con un aspetto veramente abbattuto.
Non si avvicinava, ma si vedeva lontano un miglio che era molto dispiaciuto di quello che era successo. Forse era pronto a una soluzione drastica, non aveva fatto niente per farsi perdonare. Aspettava semplicemente un cenno per avvicinarsi, oppure per essere mandato via.
Dopo qualche giorno, passato il momento peggiore, ho ricominciato a guardarlo. Jago si è avvicinato cautamente ad annusare la mano, che nel frattempo era stata medicata e fasciata. Nessuno aveva torto o ragione al 100% , e tenere Jago con noi è stata la conseguente decisione.
Nella personale classifica dei morsi noto che, per fortuna, i più portati all'attacco sono i cani di razza piccola, come se i cani di taglia grande sapessero bene che le conseguenze di un loro attacco sarebbero molto più gravi.
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IL DOTTOR X E LE CAVIE UMANE NEL NUOVO MILLENNIO
...E' normalmente privilegio di un autore di essere conosciuto, almeno per
nome, dai suoi lettori.
Non sarà questo il caso.
Se arriverete a conoscere il mio nome allora qualcosa sarà andato storto e io sarò nei guai.
Potete chiamarmi Dottor X e quello che sto facendo va contro la volontà dei miei datori di lavoro: sto rivelando la terribile verità che si cela dietro brevetti di milioni di euro.
Ho circa quarant'anni e da circa dieci lavoro in un'unità oncologica.
Sono un ricercatore clinico. Ovvero, per dirlo con parole aderenti alla realtà della mia professione, sperimento su cavie umane...
Questa l'introduzione di un nuovo libro che vale la pena leggere e diffondere, intitolato
Dottor X - Cavie umane nel nuovo millennio per AgireOra Edizioni - Edizioni Medea, che commentano così la nuova pubblicazione :
"Si tratta di una testimonianza unica, pubblicata con la speranza di alzare il velo sulle pratiche sconvolgenti che si celano dietro la sperimentazione scientifica. Una testimonianza che rivela il come, quando, quanto, dove, da chi, e il perché della sperimentazione su cavie umane.
Dalla lettura dei documenti ufficiali, si evince chiaramente come la sperimentazione su animali sia, a detta di coloro che la commissionano o la eseguono, una pratica scientificamente inutile che ha come unico scopo rendere l'uomo, spesso a sua insaputa, l'unica vera cavia da esperimento.
E che non serve, quindi, a "proteggere" l'uomo, ma piuttosto il contrario.
L'autore, per le ben comprensibili ragioni che emergeranno dalla lettura, ha chiesto di rimanere anonimo, ed e' stato quindi mantenuto per lui lo pseudonimo, utilizzato in narrativa, di Dottor X.
Tutto il ricavato della vendita di questo libro verrà devoluto a favore di I-Care Italia, per lo sviluppo e la diffusione di metodi scientifici di ricerca e test senza l'uso di animali "
http://www.agireora.org/
http://www.icare-italia.org/
Per richiedere il libro :
http://www.agireoraedizioni.org/catalogo/libri/libri/vivisezione/cavie-umane-nuovo-millennio/
Video su http://www.youtube.com/watch?v=T4uGK-rFTUw
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24 aprile 2010
GREEN HILL 2001 SRL
Green Hill 2001 Srl
Via San Zeno
25018 Montichiari BS
tel. 030 962061
Categoria: Zootecnia
E' attiva già da alcuni anni ma in pochi ne hanno sentito parlare, della Greenhill 2001 Srl.
Non si conoscono i nomi dei finanziatori nè tantomeno i nomi delle destinazioni finali per i cani allevati al suo interno. Cani nati e cresciuti sotto stretto controllo medico, in climi asettici, per avere le caratteristiche utili ad essere venduti ai vivisettori che operano nelle università, negli ospedali, e con molta probabilità anche nelle zone militari.
Greenhill, si dice, è stata acquistata da Marshall Farms Inc., ovvero un impero finanziario costruito sulla pelle degli animali.
La sede di Marshall Farm Group Ltd è a North Rose, nello stato di New York, e la sua storia parte nel 1939, come allevamento di animali da pelliccia di Gilman e Ina Marshall, che già allora rifornivano i laboratori di sperimentazione. Attualmente è il più grande allevamento di furetti degli USA. Gli esemplari si possono vedere anche in molti negozi di animali negli Stati Uniti, nel Canada e addirittura in Giappone.
I furetti provenienti da Marshall Farm hanno due piccoli punti tatuati nell'orecchio destro. Un punto significa che sono stati castrati, due punti significa che anche le ghiandole anali sono state rimosse.
Molte critiche all'allevamento arrivano dai proprietari di furetti deceduti a causa di malattie o problemi congeniti, probabilmente per le manipolazioni genetiche subite, l'abitudine di separare troppo presto i cuccioli dalle madri per inviarli nei negozi di animali, e la sterilizzazione in età troppo giovane.
Nel 1993 viene fondata anche Marshall Pet Products, che si potrebbe definire "la facciata del benessere animale" della corporation, in cui viene commerciata una larga serie di prodotti come cibi, giocattoli e attrezzature per furetti e conigli, visibili sul sito web : http://www.marshallpet.com/
La faccia più oscura invece, e probabilmente la più remunerativa in termini di guadagni,
oggi si chiama Marshall BioResources, e pubblicizza tranquillamente sul sito http://www.marshallbio.com la sua capacità di fornire servizi per la ricerca biomedica, con tanto di certificazioni federali e foto degli animali allevati allo scopo, che infatti costituiscono il primo servizio in assoluto. Maiali di piccolissime dimensioni per essere meglio maneggiati, razze da ciia, furetti, e beagles con marchio registrato Marshall vengono proposti come esseri selezionati per essere gentili e accondiscendenti. Non manca l'informazione sul fatto che i beagle sono allevati anche in Italia in Cina. Un ufficio vendite a Lione per facilitare gli acquisti in Europa, Svizzera e Israele, una fabbrica di cani in Italia (la Greenhill) ed ecco come è facile speculare sulla pelle degli inermi.
A fine 2002 Greenhill sale alla ribalta della cronaca per uno strano fatto: da una fabbrica simile e tristemente conosciuta, la famosa Morini di San Polo d'Enza, spariscono 129 beagle.
Gli investigatori seguono piste diverse, da quella animalista di Animal Liberation Front - che però non convince per le caratteristiche dell'azione - fino a quella che riguarda gli affari tra concorrenti. E un possibile concorrente della Morini è infatti la Greenhill 2001 Srl, che in base a una legge regionale molto permissiva può tranquillamente fabbricare cani in territorio lombardo, mentre Morini è ostacolata da una legge regionale dell'Emilia Romagna che nega il permesso a queste pratiche.
Veramente chiamarla concorrenza è un eufemismo, comunque saranno fatti loro! Quello che balza agli occhi è l'estrema segretezza in cui è ripiombata Greenhill , che continua a produrre cani - cioè a farli produrre sfruttando fattrici - con la mira di diventare un polo di rifornimento per i vivisettori europei.
Chi è Greenhill?
Chi paga?
Chi ci lavora?
Chi compra gli animali?
Se questa è un'azienda seria e onesta, che lavora osservando la legge, che ha ottenuto dei permessi istituzionali per lavorare, che paga le tasse, non si capisce per quale motivo sia così difficile avere informazioni sul suo conto, a meno di non lavorare come investigatore privato.
Già nel 2002 il basso profilo di Greenhill compariva in un articolo del bravo e compianto Emilio Nessi :
20 settembre 2002 - Corriere della Sera :
Dopo la scoperta di un traffico in Emilia, parla il titolare di una società bresciana autorizzata a commercializzare gli animali
Allevatore di beagle: «Ci accusano di essere crudeli ma gli esperimenti sono necessari»
In Lombardia la legge permette di vendere cani per la sperimentazione In Emilia Romagna è vietato L' Enpa contesta: «Dobbiamo riconoscere a questi animali il diritto alla vita ovunque»
MONTICHIARI (Brescia)- Nel grande allevamento fra i boschi, dietro i colli di Montichiari, ci sono 575 piccoli beagle. Cuccioli scodinzolanti di razza, in attesa di un' oscura destinazione finale. Sono cagnolini destinati a test di laboratorio, a manipolazioni crudeli, in nome della ricerca scientifica ma anche per le sperimentazioni dell' industria cosmetica. Si tratta di uno fra più grossi allevamenti «concentrazionari» del genere. Finalizzato allo scopo, con tutte le carte di legge in regola. Uno scopo tornato in discussione, dopo un controllo delle Forestale su cani beagle ceduti da un allevamento emiliano privo di autorizzazione, a una ditta di Pomezia, la Rtc, che ha dovuto restituirli.
Ma quali affari si celano dietro questo commercio che avviene in sordina? «Non voglio essere "battezzato" come una Crudelia Demond della Lombardia ma sono convinto che la sperimentazione sugli animali sia necessaria». Questo il senso del discorso, dopo numerosi no-comment, dell' amministratore delegato della «Green Hill 2001 s.r.l». di Montichiari.
Ed è inutile chiedergli i nomi delle ditte fornitrici del giro, in Italia e all' Estero, i prezzi all' ingrosso o al dettaglio di questo crudele mercato, i guadagni.
L' allevamento comunque è autorizzato ad operare in conformità al decreto legislativo 116/92 con la specifica definizione di «stabilimento di allevamento». Un capannone nel verde, circondato da una rete metallica, chiusa da un pesante cancello comandato elettricamente. Dentro fra abbai e schiamazzi fino ai primi di agosto c' erano ben 575 beagle. Come abbiamo detto questa ditta possiede tutte le autorizzazioni necessarie. A differenza, invece, della «Morini» di San Polo d' Enza. Quest' ultima, contravvenendo alla legge della Regione Emilia, che vieta l' allevamento e la cessione sul suo territorio di cani e gatti a scopo di sperimentazione, aveva venduto al complesso multinazionale RTC (Research Toxiicology Centre s.p.a.) di Pomezia 78 beagle.
Scoperto l' illecito il direttore della ditta romana,Stefano Villa, nell' impossibilità di continuare i test tossicologici sugli animali ha ammesso di doversi rivolgersi a un centro in Lombardia, in possesso dei requisiti di legge. Come appunto la «Green Hill» di Montichiari. «Non siamo stati ancora contattati - risponde l' amministratore - e non so se saremo in grado di far fronte alla richiesta». In merito al traffico di cani Paolo Manzi, presidente dell Ente Nazionale Protezioni Animali, auspica l' estensione della legge regionale dell' Emilia su tutto il territorio nazionale: «Dobbiamo riconoscere a questi animali il diritto alla vita ovunque - aggiunge - sia che siano nati in Emilia, in Toscana o altrove ». Emilio Nessi
Sono passati diversi anni ma Greenhill non è cambiata.
Forse sono cambiati gli animalisti, diventati più esigenti, più attenti, meno tolleranti verso l'assenza di risposte a domande come
Chi è Greenhill?
Chi paga?
Chi ci lavora?
Chi compra gli animali?
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LA CACCIA COME UTILE PARAVENTO AL TRAFFICO DI ARMI - PIER GIANNI PROSPERINI
L'immagine del "padano tipico" in questi ultimi tempi ha subìto una grossa decadenza :
fiero della sua apertura al mondo e della signorilità del suo modo di vivere, fino a 20 anni fa "il padano" si identificava con una serie di cose positive che facevano parte del suo stile di vita.
Con l'avvento della Lega nord, quella vecchia buona immagine si è radicalmente trasformata: oggi "il padano" deve identificarsi con sudati e rubizzi energumeni dalle facce incattivite, ritratti in cannottiera oppure in improbabili macchiette guerresche, urlanti e sputacchianti, forniti di una capacità intellettiva evidentemente ridotta.
Uno dei più simbolici esponenti di questa categoria, che i veri padani antichi avrebbero definito
"dei bru-bru" (ovvero dei sempliciotti maleducati) è quel Pier Gianni Prosperini finito sui giornali per l'arresto in diretta, avvenuto alcuni mesi fa in una di quelle sue squisite trasmissioni in cui invita chi non la pensa come lui a prendere il cammello o la barchetta e a tornare a casa.
Nella politica il Pier Gianni ha bazzicato parecchio - soprattutto fra Lega nord e Alleanza nazionale - se si può definire politica lo scagliarsi contro il nemico con minacce e improperi, chiedendo la sua morte. Come quando si è definito "eradicatore dei centri sociali", evidenti covi di drogati gay e comunisti, e ha proposto un nuovo reato contro chi "okkupa abusivamente le case" (lo scrive lui con due kappa) ovvero il reato di "terrorismo urbano organizzato".
Certamente il Pier Gianni è un grande sostenitore della proprietà privata che è il fulcro di questa bella civiltà nordista, e se la propietà privata deve fare i danèe (i soldi) sulla pelle dei vecchietti cacciati dai quartieri economicamente interessanti o sulla pelle dei rom cacciati da ogni dove, al Pier Gianni importa proprio niente.
Lui, che viene chiamato "il boss" dai suoi sodali, certamente non ha bisogno di mendicare una casa popolare in affitto, nè di "okkuparne" una spinto dalla disperazione, visto che si è messo in tasca un bel po' di soldi grazie a strani giri di pubblicità e programmi televisivi, ed è questo il reato che gli hanno appioppato per primo.
Prosperini si è anche autodefinito "baluardo della cristianità", e ha promesso come al solito guerra contro gli assalti dei laici al crocifisso esposto in ogni dove.
Quando è saltata fuori la seconda e più grave imputazione, il Pier Gianni aveva appena fatto invadere Milano dai suoi orrendi manifesti con un enorme crocifisso e la scritta "la croce non mi dà fastidio".
Sarà che toccare certi argomenti quando non c'è dietro la giusta rettitudine porta male, sarà che Gesù era già stato tirato in ballo dal Pier Gianni in più occasioni, ma lassù qualcuno gli ha fatto uno sgambetto, così dalle nuove indagini e intercettazioni telefoniche è saltato fuori che il Pier Gianni è implicato in un brutto traffico di armi.
Armi vendute proprio in quei Paesi contro cui di giorno i nordici padani si scagliano, mentre di notte vendono loro attrezzature da guerra di ogni tipo. Ma tanto si sa, i soldi non hanno colore nè odore.
A tenere le fila di questo traffico un ex-dirigente della Beretta, che aveva proprio in quei Paesi una lunga esperienza di vendite "ufficiali" quando lavorava per l'industria bresciana.
Del Pier Gianni intanto si è scoperto che aveva un conto in Svizzera, dove affluivano i soldi ricevuti in cambio del suo aiuto.
Un aiuto consistente fornito da un convinto cacciatore quale lui è, sostenitore della caccia come pratica di secoli, che quindi ha diritto di essere esercitata come e quando si vuole.
Anche in questa sua crociata aveva tirato in ballo Gesù, paragonando i cacciatori a dei buoni uomini che si prendono cura del territorio, seminano per creare mangime per la selvaggina e spendono un mucchio di soldi a ripopolare quello che ammazzano.
Ovviamente non aveva scordato di affermare che chiunque non fosse d'accordo con le antiche pratiche di caccia lombarde avrebbe potuto andare a vivere da un'altra parte.
Cosa c'entrino le armi da guerra con la caccia è presto detto, perchè quelle inviate in Eritrea e in Iran (le indagini sono ancora in corso, potrebbero saltare fuori altre destinazioni) sono uscite dall'Italia come armi da caccia, inviate dal Pier Gianni ai suoi amici cacciatori sparsi per il mondo. Una motivazione che non ci è nuova, e che ci fa supporre che il motivo per il quale la caccia sia così sostenuta e aiutata in Italia, nonostante il 90% degli italiani siano contrari, è che fornisce un comodo paravento a traffici di altra natura, e che Prosperini sia solo il primo di una lunga lista.
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12 aprile 2010
E' ORA DI FERMARE GREENHILL, FABBRICA DI ANIMALI DA VIVISEZIONE
SERVIZIO TG2 RAI :
SABATO 24 APRILE ORE 14.30
A MONTICHIARI (BRESCIA)
Dal sito http://www.fermaregreenhill.net/ :
Chi è Green Hill ?
Green Hill 2001 è un’azienda situata a Montichiari (Brescia) che alleva cani beagle per i laboratori di vivisezione. Da questo allevamento più di 250 cani ogni mese finiscono negli stabulari, tra le mani dei vivisettori e sui tavoli operatori. Cani nati per morire e condannati a soffrire.
Dopo il tracollo dell’altro allevamento italiano di cani beagle da laboratorio, la Stefano Morini di San Polo d’Enza, è probabile che Green Hill abbia avuto una maggiore richiesta, ampliandosi e diventando uno dei principali allevamenti di cani del mercato europeo della ricerca su animali.
Dentro i 5 capanni di Green Hill sono rinchiusi fino a 2500 cani adulti, più le varie cucciolate. Un lager per animali fatto di capanni chiusi, asettici, senza spazi all’aperto e senza aria o luce naturale. File e file di gabbie con luci artificiali e un sistema di areazione sono l’ambiente in cui crescono questi cani, prima di essere caricati su un furgone e spediti nell’inferno dei laboratori.
Tra i clienti di Green Hill ci sono laboratori universitari, aziende farmaceutiche rinomate e centri di sperimentazione come il famigerato Huntingdon Life Sciences in Inghilterra, il più grande laboratorio di tortura animale in Europa.
Chi lucra su questo dolore?
Da alcuni anni Green Hill è stata acquisita da un’azienda americana, la Marshall Farm Inc. Marshall è un nome tristemente noto in tutto il mondo in quanto è la più grande “fabbrica” di cani da laboratorio che esista. Il beagle Marshall è addirittura uno standard di varietà.
I cani di Marshall vengono spediti via aereo in tutto il mondo, ma con l’acquisto di Green Hill come sede europea e la costruzione di un enorme allevamento in Cina, Marshall sta portando avanti un piano di espansione e di monopolio del mercato.
In quest’ottica va visto anche il progetto di ampliamento che prevede la costruzione di altri capanni a Montichiari, per arrivare ad avere 5.000 cani nell’allevamento Green Hill, che diventerebbe il più grande allevamento di cani beagle in Europa.
Per un prezzo dai 450 ai 900 euro si possono comprare cani di tutte le età. Chi è disposto a pagare di più può comprare anche una madre gravida.
Green Hill e Marshall Farm inoltre offrono ai propri clienti trattamenti chirurgici su richiesta, tra cui il taglio delle corde vocali o l’asportazione di alcune ghiandole.
Per Green Hill e Marshall Farm gli animali sono solamente merce, oggetti da far riprodurre e vendere, senza il minimo scrupolo sul dolore e la sofferenza, psichica e fisica, che andranno a subire.
In vista del corteo del 24 aprile e dell’inizio di questa campagna, abbiamo iniziato in questi giorni una informazione a tappeto su tutto il territorio di Montichiari, che proseguiremo nelle prossime settimane.
Stiamo cercando di mettere volantini nelle cassette della posta di ogni abitante della cittadina e di fare affiggere i poster del corteo negli esercizi commerciali e centri di aggregazione più importanti.
Fa piacere notare dopo un nostro pomeriggio di passaggio che adesso in tutti i bar e locali di Montichiari si possa vedere la locandina del corteo, in alcuni casi perfino in vetrina!
Lo scopo della nostra iniziativa è di informare fin da subito chi abita in questo luogo su una realtà di cui non era a conoscenza. Sappiamo che la presenza di Green Hill e soprattutto il suo mercato, sono sconosciuti ai più. L’allevamento è presente solo da una decina di anni, fuori dal paese, nascosto dietro la zona industriale e non è gestito da persone di Montichiari, per cui è comprensibile come non se ne sappia nulla.
La nostra campagna vuole fin da subito aprire gli occhi di chi ha più vicino questo orribile lager, sperando che il 24 aprile sia un momento in cui confrontarsi ulteriormente con i monteclarensi che condividono con noi il disgusto verso la vivisezione, coinvolgendoli in una lotta in cui anche la loro voce può essere molto importante.
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