26 aprile 2010

QUANDO IL CANE CHE MORDE E' IL TUO CANE

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Jago è un canetto di taglia piccola, di età matura ma ancora in salute. Diversi anni trascorsi in canile non gli hanno tolto la voglia di stare al mondo, ma gli hanno lasciato degli atteggiamenti reattivi : non sopporta i colpi, i temporali, le ruote in generale ma soprattutto dei camion, le sirene, e un sacco di altre cose.

Ci sono voluti più di 2 anni per vederlo un po' tranquillo : quando era in braccio si mostrava curioso di un contatto, ma intanto tratteneva il respiro con una specie di fischio, e cercava di ritrarre il muso con lo sguardo preoccupato.
Al contrario delle timidezze usate con gli umani, il rapporto tra Jago e gli altri cani è stato improntato da subito al rispetto dell'anzianità : nonostante la mole ridotta si è sempre fatto rispettare. Ha una bella tempra e non teme il gioco pesante, quindi si infila nelle risse giocose e nelle corse degli altri, facendo a volte dei gran voli senza fare una piega.

E' più facile pensare ai brutti momenti quando le ferite sono chiuse, ma il giorno in cui Jago mi ha morso ho perso letteralmente la testa. Nel senso che non ho nemmeno pensato a disinfettare e fasciare le ferite, e per un'ora ho girato con la mano sanguinante. Lo shock era stato molto forte : avevo preso altri morsi in precedenza, da cani randagi o alla catena, ma non avevo mai ricevuto un morso grave da un mio cane.

Le prime cose che mi sono passate per la testa sono state lo stupore e l'attonimento. Le seconde cose sono state la rabbia e la chiusura totale verso Jago per alcuni giorni.
Probabilmente è una reazione umana, intesa come umana limitatezza, pensare di eliminare dalla propria vita la causa di un problema, e un cane che morde il più delle volte rischia di essere allontanato dalla famiglia con cui vive. Non nascondo di avere pensato in quei momenti alle possibili conseguenze di questo morso. Soprattutto alla ripetizione che avrebbe potuto esserci, anche verso altre persone.

La mano mi faceva male, e intanto cercavo di ricordare tutto quello che era successo quella mattina : c'era rumore, via vai di gente sconosciuta, Jago stava finendo sotto dei calcinacci e l'avevo preso al volo con una mano sulla collottola e una sulla pancia; in quel monento si era girato e aveva affondato i denti rabbioso.

L'avevo preso per la collottola...Ripensai alla cicatrice di Jago, molto estesa e senza pelo, che ha proprio sulla schiena. Conseguenza di chissà quale lotta o attacco, avvenuto in un canile in mezzo alla campagna.
Il rumore, l'agitazione, la presa in un punto sensibile dove già era stato colpito in passato avevano fatto perdere a Jago il senso della realtà; era uscito il suo lato selvaggio che lotta per difendersi, solo che aveva sbagliato bersaglio e aveva preso me.

Jago lo sapeva, infatti dopo un primo momento in cui era sparito del tutto, aveva ripreso a zampettare in giro con un aspetto veramente abbattuto.
Non si avvicinava, ma si vedeva lontano un miglio che era molto dispiaciuto di quello che era successo. Forse era pronto a una soluzione drastica, non aveva fatto niente per farsi perdonare. Aspettava semplicemente un cenno per avvicinarsi, oppure per essere mandato via.

Dopo qualche giorno, passato il momento peggiore, ho ricominciato a guardarlo. Jago si è avvicinato cautamente ad annusare la mano, che nel frattempo era stata medicata e fasciata. Nessuno aveva torto o ragione al 100% , e tenere Jago con noi è stata la conseguente decisione.
Nella personale classifica dei morsi noto che, per fortuna, i più portati all'attacco sono i cani di razza piccola, come se i cani di taglia grande sapessero bene che le conseguenze di un loro attacco sarebbero molto più gravi.


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