24 aprile 2010

LA CACCIA COME UTILE PARAVENTO AL TRAFFICO DI ARMI - PIER GIANNI PROSPERINI

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L'immagine del "padano tipico" in questi ultimi tempi ha subìto una grossa decadenza :
fiero della sua apertura al mondo e della signorilità del suo modo di vivere, fino a 20 anni fa "il padano" si identificava con una serie di cose positive che facevano parte del suo stile di vita.

Con l'avvento della Lega nord, quella vecchia buona immagine si è radicalmente trasformata: oggi "il padano" deve identificarsi con sudati e rubizzi energumeni dalle facce incattivite, ritratti in cannottiera oppure in improbabili macchiette guerresche, urlanti e sputacchianti, forniti di una capacità intellettiva evidentemente ridotta.

Uno dei più simbolici esponenti di questa categoria, che i veri padani antichi avrebbero definito
"dei bru-bru" (ovvero dei sempliciotti maleducati) è quel Pier Gianni Prosperini finito sui giornali per l'arresto in diretta, avvenuto alcuni mesi fa in una di quelle sue squisite trasmissioni in cui invita chi non la pensa come lui a prendere il cammello o la barchetta e a tornare a casa.

Nella politica il Pier Gianni ha bazzicato parecchio - soprattutto fra Lega nord e Alleanza nazionale - se si può definire politica lo scagliarsi contro il nemico con minacce e improperi, chiedendo la sua morte. Come quando si è definito "eradicatore dei centri sociali", evidenti covi di drogati gay e comunisti, e ha proposto un nuovo reato contro chi "okkupa abusivamente le case" (lo scrive lui con due kappa) ovvero il reato di "terrorismo urbano organizzato".

Certamente il Pier Gianni è un grande sostenitore della proprietà privata che è il fulcro di questa bella civiltà nordista, e se la propietà privata deve fare i danèe (i soldi) sulla pelle dei vecchietti cacciati dai quartieri economicamente interessanti o sulla pelle dei rom cacciati da ogni dove, al Pier Gianni importa proprio niente.

Lui, che viene chiamato "il boss" dai suoi sodali, certamente non ha bisogno di mendicare una casa popolare in affitto, nè di "okkuparne" una spinto dalla disperazione, visto che si è messo in tasca un bel po' di soldi grazie a strani giri di pubblicità e programmi televisivi, ed è questo il reato che gli hanno appioppato per primo.

Prosperini si è anche autodefinito "baluardo della cristianità", e ha promesso come al solito guerra contro gli assalti dei laici al crocifisso esposto in ogni dove.
Quando è saltata fuori la seconda e più grave imputazione, il Pier Gianni aveva appena fatto invadere Milano dai suoi orrendi manifesti con un enorme crocifisso e la scritta "la croce non mi dà fastidio".

Sarà che toccare certi argomenti quando non c'è dietro la giusta rettitudine porta male, sarà che Gesù era già stato tirato in ballo dal Pier Gianni in più occasioni, ma lassù qualcuno gli ha fatto uno sgambetto, così dalle nuove indagini e intercettazioni telefoniche è saltato fuori che il Pier Gianni è implicato in un brutto traffico di armi.
Armi vendute proprio in quei Paesi contro cui di giorno i nordici padani si scagliano, mentre di notte vendono loro attrezzature da guerra di ogni tipo. Ma tanto si sa, i soldi non hanno colore nè odore.

A tenere le fila di questo traffico un ex-dirigente della Beretta, che aveva proprio in quei Paesi una lunga esperienza di vendite "ufficiali" quando lavorava per l'industria bresciana.
Del Pier Gianni intanto si è scoperto che aveva un conto in Svizzera, dove affluivano i soldi ricevuti in cambio del suo aiuto.
Un aiuto consistente fornito da un convinto cacciatore quale lui è, sostenitore della caccia come pratica di secoli, che quindi ha diritto di essere esercitata come e quando si vuole.
Anche in questa sua crociata aveva tirato in ballo Gesù, paragonando i cacciatori a dei buoni uomini che si prendono cura del territorio, seminano per creare mangime per la selvaggina e spendono un mucchio di soldi a ripopolare quello che ammazzano.
Ovviamente non aveva scordato di affermare che chiunque non fosse d'accordo con le antiche pratiche di caccia lombarde avrebbe potuto andare a vivere da un'altra parte.

Cosa c'entrino le armi da guerra con la caccia è presto detto, perchè quelle inviate in Eritrea e in Iran (le indagini sono ancora in corso, potrebbero saltare fuori altre destinazioni) sono uscite dall'Italia come armi da caccia, inviate dal Pier Gianni ai suoi amici cacciatori sparsi per il mondo. Una motivazione che non ci è nuova, e che ci fa supporre che il motivo per il quale la caccia sia così sostenuta e aiutata in Italia, nonostante il 90% degli italiani siano contrari, è che fornisce un comodo paravento a traffici di altra natura, e che Prosperini sia solo il primo di una lunga lista.



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