Fa una certa impressione pensare di avere fatto i bagni per una vita in un mare radioattivo...o forse peggio, e di averci visto sguazzare i bambini appartenenti alle generazioni successive, ignari e felici.
Forse era uno scrittore, ad affermare che chi ha origine da quelle parti, anche se emigrato, non metterebbe mai piede in un'acqua diversa, e ogni anno ritorna a quel mare.
Non è facile ammettere che in quei colori e in quella luce si possano annidare sostanze tossiche, forse letali, e soprattutto sconosciute. Infatti non si ammette.
I fichi d'india sono al loro posto, gli ulivi continuano a dare frutti, la 'nduja è sempre ottima, non è cambiato niente.
Facile chiudere un'inchiesta così delicata come quella sulle navi affondate, in una terra dove si vive e si lascia vivere, senza scaldarsi troppo per i fatti non strettamente propri.
Una terra dove, se avvisi le istituzioni che una marea di rifiuti sta invadendo le spiagge del Tirreno, ti consigliano di spostarti sullo Jonio, perchè se invade da un lato non invade dall'altro. E' la legge dei venti, che aiuta a barcamenarsi in caso di discariche abusive.
Ti devi adattare, se vuoi sopravvivere. Adattare a stare zitto e spostarti sull'altra costa, tanto è normale vedere arrivare ogni tanto gli scarichi in mare degli yachts di passaggio.
Cosa vuoi fare, arrabbiarti per così poco? Passerà...tutto passa.
Da http://www.melitotv.it
Secondo l'associazione ambientalista, le coordinate del relitto ispezionato dalle telecamere inviate dalla Regione Calabria sono diverse da quelle della motonave Catania, che secondo il ministro dell'ambiente e il procuratore nazionale antimafia avrebbe invece «chiuso» il caso.
Lo sa chiunque vada per mare: bastano pochi primi e pochi secondi, sulle coordinate di una carta nautica, per fare una grande differenza. In questo caso, la differenza tra la verità e la frettolosa dichiarazione di «caso chiuso».
In una lettera inviata questa mattina al ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo e al procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, è il Wwf a contare primi e secondi. Il risultato è che le coordinate non coincidono. Secondo i rilevamenti dell’associazione ambientalista, infatti, il relitto ispezionato un mese fa dalle telecamere inviate dalla Regione Calabria su indicazione della Procura di Paola, in provincia di Cosenza, si sono immerse nel punto individuato dalle coordinate 39 gradi, 28.50 primi nord e 15 gradi, 41.57 primi est. La Mare Oceano, l’unità mandata dal ministero dell’ambiente, invece, ha immerso le sue sonde a 39 gradi, 32 primi nord e 15 gradi, 42 primi est. Lì sotto, appunto, c’è il relitto della motonave Catania, silurata da un sottomarino tedesco durante la prima guerra mondiale. E si sapeva che il relitto era lì, tanto che – come riportato da molti media – il relitto era segnalato sulle carte nautiche della marina militare tedesca e dell’ufficio idrografico del Regno Unito, praticamente la massima autorità mondiale in materia di carte nautiche.
Tradotto in distanze lineari, la differenza di coordinate vuol dire che tra i due punti ci sono circa tre miglia marine e mezzo. Cioè 6 chilometri e mezzo. Un errore difficile da fare con gli strumenti di posizionamento satellitare esistenti oggi a bordo anche delle barche dei naviganti della domenica. In sostanza, le sonde della Regione Calabria hanno visto un relitto diverso da quello visto dalle sonde della Mare Oceano e i dubbi erano emersi già quando sono state diffuse le immagini della perlustrazione sottomarina ordinata da ministero dell’ambiente e procura nazionale antimafia. Per questo, la dichiarazione di «caso chiuso» a proposito della vicenda della nave dei veleni affondata davanti le coste di Cetraro è sembrata quantomeno frettolosa, in mancanza di verifiche più precise sui relitti e soprattutto sul contenuto delle loro stive.
«Siamo stati i primi a gioire delle risposte rassicuranti da voi venute in occasione della conferenza stampa del 29 ottobre scorso, ma siamo convinti che l’unico modo per superare ogni equivoco sia quello di approfondire nel modo più trasparente possibile le analisi dei relitti – dichiara il Wwf nella lettera inviata a Prestigiacomo e Grasso – Per questo il Wwf chiede una perizia pubblica comparata, a cui possano assistere esperti nominati dalle associazioni ambientaliste, tra i due video girati dal Rov della nave ‘Coopernaut Franca’ della società Nautilus cha ha agito su incarico della Regione Calabria e dell’Arpacal [Agenzia regionale protezione ambiente] e dal Rov della nave ‘Mare Oceano’ della società Geolab incaricata dal Ministero dell’ambiente nonché di tutte le informazioni riguardanti le zone di operazione [a partire dalle coordinate dei due punti nave ] e le caratteristiche tecniche del naviglio rilevato». Il Presidente del Wwf Italia, Stefano Leoni, ha ribadito l’urgenza di una perizia pubblica comparata che possa cancellare ogni dubbio e accertare appieno la verità sull’identità e il contenuto della nave affondata a Cetraro.
L’associazione ambientalista, che da anni lavora sui dossier delle cosiddette «navi a perdere» ha denunciato in passato molte volte la reticenza di alcuni apparati dello Stato rispetto all’evidenza del traffico internazionale di rifiuti pericolosi e radioattivi, connesso con il traffico di armi. Una reticenza che, dopo l’esplosione del caso Cunsky, rischia di diventare molto sospetta, specialmente quando i motivi per dubitare delle dichiarazioni ufficiali si possono misurare in gradi, primi e secondi.
Capitano di Fregata Natale De Grazia - Medaglia d'oro al Merito di Marina